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Giovedì, 28 Marzo 2024
Mafia

Mafia, schiaffo al clan di Santa Maria di Gesù: sequestro e confisca di beni ai Vernengo

Appartamenti, terreni, una società edile. Il provvedimento è arrivato al termine delle indagini patrimoniali eseguite dal Gico della guardia di finanza. Si tratta di beni dal valore complessivo di oltre un milione di euro

La guardia di finanza ha sequestrato due appartamenti e un magazzino per un valore di 300 mila euro, e confiscato un'azienda edile, cinque immobili, quote societarie, disponibilità finanziarie e un autocarro, per un valore complessivo di oltre un milione di euro. Interessato dal sequestro è Cosimo Vernengo, 48 anni, originario di Avola (Siracusa), figlio di Antonino Vernengo, 78 anni, detto "u dutturi", deceduto nel 2006, e nipote di Pietro Vernengo, 71 anni, entrambi condannati per mafia.

Cosimo era stato condannato nel 2010 a 12 anni di reclusione per associazione mafiosa e per numerosi episodi di estorsione aggravata, condotti per conto della famiglia mafiosa di Santa Maria di Gesù. Il sequestro eseguito trae origine dalle indagini svolte dal Gico della Finanza, che hanno rilevato come i redditi dichiarati non fossero sufficienti per giustificare gli acquisti e gli investimenti effettuati dall'interessato negli anni. Questa sproporzione ha fatto quindi supporre che i beni ora sequestrati siano stati acquisiti con i profitti dell'attivita' illecita della famiglia di origine.

Il provvedimento di confisca, invece, riguarda un cinquantasettenne palermitano, Antonino Vernengo, imprenditore edile arrestato nel 2007 per intestazione fittizia di beni, con l'aggravante di aver favorito la famiglia mafiosa di Palermo "Cruillas". Anche se assolto nel 2009, nel 2010 è iniziato il procedimento per l'applicazione di una misura di prevenzione personale e patrimoniale, che ha portato, essendo stata comunque riconosciuta la pericolosità sociale dell'uomo, dapprima al sequestro dei beni riconducibili a lui ed al suo nucleo familiare, in quanto ritenuti sproporzionati rispetto ai redditi ufficialmente dichiarati e ora alla confisca. La pericolosità è stata provata da alcune intercettazioni telefoniche intercorse tra esponenti della famiglia mafiosa della Noce, nonché da dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia.

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