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Brusca: "L'attentato all'Olimpico serviva per tornare a trattare"

Riprende con il fallito attentato ai carabinieri a Roma l'esame del pentito che sta deponendo nell'aula bunker di Milano al processo sulla trattativa Stato-mafia. "Sinistra, Governo e servizi segreti sapevano tutto"

Riprende con il fallito attentato ai carabinieri allo stadio Olimpico di Roma l'esame del pentito Giovanni Brusca che, da ieri, sta deponendo nell'aula bunker di Milano al processo sulla trattativa Stato-mafia. Il collaboratore di giustizia ha riferito di avere saputo da Gaspare Spatuzza, allora reggente del mandamento mafioso di Brancaccio, ora anche lui pentito, che il capomafia Giuseppe Graviano sosteneva la necessità di colpire i carabinieri "così si sarebbero portati un po' di morti dietro".

"Dopo le bombe del '93 - ha spiegato Brusca - quello doveva essere l'ultimo colpo per spingere chi aveva ricevuto il papello a tornare a sedersi al tavolo della trattativa". "Solo anni dopo, leggendo sui giornali del coinvolgimento dei carabinieri nella trattativa - ha spiegato - capii a cosa si riferiva". Brusca avrebbe parlato del progetto di attentato anche con il boss Matteo Messina Denaro. "Mi disse - ha raccontato - che fino ad allora non avevamo ottenuto nulla, facendo riferimento ai carabinieri, e che qualcuno si doveva fare avanti per venire a trattare".

"La sinistra, a cominciare da Mancino, ma tutto il governo, in quel momento storico, sapeva quello che era avvenuto in Sicilia: gli attentati del '93, il contatto con Riina. Sapevano tutto. Che la sinistra sapeva lo dissi a Vittorio Mangano - ha aggiunto - quando lo incontrai". Gli dissi anche: "I Servizi segreti sanno tutto ma non c'entrano niente". "Mangano - ha continuato - comprese e con questo bagaglio di conoscenze andò da Dell'Utri".

"Ringrazi il generale Mori per avere fatto fare la fine del topo a Riina": il pentito Giovanni Brusca conclude così il lungo controesame fatto dall'avvocato Basilio Milio, legale del generale Mario Mori, tra gli imputati del processo sulla trattativa Stato-mafia. Ma la battuta del collaboratore di giustizia non è piaciuta al presidente della corte d'assise, Alfredo Montalto, che celebra il dibattimento che ha stoppato Brusca invitandolo a non fare simili considerazioni. Mori, ex vicecomandante del Ros dei carabinieri arrestò il boss corleonese. Nella ricostruzione della Procura la cattura sarebbe frutto dell'intervento del capomafia Bernardo Provenzano che avrebbe consegnato il compaesano ai carabinieri in nome della trattativa stretta con pezzi dello Stato e ottenendo in cambio l'impunità per anni. (Ansa)

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