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Giovedì, 18 Aprile 2024
Mafia

"I boss mafiosi dicevano: 'Berlusconi è la nostra salvezza'"

A raccontarlo in videoconferenza è stato il pentito Filippo Malvagna sentito come teste al processo per la trattativa tra Stato e mafia, in corso a Palermo: "Provenzano era in contatto coi carabinieri perché voleva collaborare"

"Tra la fine del 1992 e l'inizio del 1993 Marcello D'Agata, uno dei consiglieri mafiosi del boss Santapaola, mi disse che bisognava votare per un nuovo partito che stava per essere fondato, il partito di Berlusconi, Forza Italia". A raccontarlo in videoconferenza è stato il pentito di mafia Filippo Malvagna sentito come teste al processo per la trattativa tra Stato e mafia, in corso a Palermo.

Rispondendo ancora alle domande dei pm Antonino Di Matteo e Roberto Tartaglia, il collaboratore, nipote del boss mafioso Giuseppe Pulvirenti, ha spiegato: "D'Agata mi disse di avere saputo che nel giro di pochi anni sarebbe stato attenuato il 41 bis e smantellata la legge sui collaboratori di giustizia, e che sarebbero tornati i benefici penitenziari per i mafiosi. Mi disse che queste informazioni venivano direttamente dagli 'amici di Palermo', gli amici di Riina. D'Agata mi disse che il partito di Berlusconi sarebbe stata la nostra salvezza. Anche queste erano notizie che arrivavano da Palermo. Quando si diceva 'gli amici di Palermo', si intendeva parlare di Riina. Queste stesse cose mi vennero dette anche da un altro affiliato dal gruppo dei Malpassotu che aveva dei parenti, non ricordo se un compare o un cugino palermitano. Disse che gli 'amici di Palermo' gli dicevano che le cose sarebbero state sistemate. Diceva che proprio per questo c'era una 'direttiva' da Palermo, per dire che dovevano essere diminuiti gli omicidi di mafia".

Il pentito catanese ha poi rivelato la volontà di collaborare con i carabinieri da parte del boss Bernardo Provenzano è stata al centro dell'ultima parte della deposizione del pentito catanese. Nel '92, a cavallo tra le stragi di Capaci e via D'Amelio, Malvagna sarebbe stato contattato da un carabiniere che era da tempo a libro paga dei clan mafiosi catanesi e palermitani. Il militare avrebbe riferito di aver saputo che di lì a poco ci sarebbe stato un incontro tra la moglie di Provenzano e un capitano dell'Arma, per una collaborazione informale tra il capomafia e i carabinieri.

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