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Giovedì, 28 Marzo 2024
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Mamma e gemellini uccisi, nuovo processo per la strage di Pizzolungo: "Boss Galatolo tra i mandanti"

L'udienza preliminare è fissata per il prossimo 12 febbraio. Ad accusare il capomafia dell'Acquasanta sono la figlia “ribelle”, Giovanna, e il pentito Francesco Onorato. I fatti risalgono alla mattina del 2 aprile del 1985

La Procura di Caltanissetta ha chiesto al gip il rinvio a giudizio del boss mafioso palermitano del rione Acquasanta, Vincenzo Galatolo, quale mandante della strage mafiosa di Pizzolungo del 1985. Una strage che sarebbe stata decisa in un summit di mafia che si svolse a Castelvetrano, alla presenza dei capi assoluti di Cosa nostra trapanese, Ciccio e Matteo Messina Denaro, padre e figlio, come ha messo a verbale Santino Di Matteo, il pentito al quale la mafia per vendetta uccise il figlio, Giuseppe.

L'udienza preliminare è fissata per il prossimo 12 febbraio. Ad accusare Galatolo sono la figlia “ribelle” Giovanna Galatolo e il pentito Francesco Onorato. I fatti risalgono alla mattina del 2 aprile del 1985. Il tritolo di Cosa nostra spazzò via per sempre tre vite: Barbara Rizzo, 30 anni, e dei suoi figli Salvatore e Giuseppe Asta, gemelli di 6 anni. Per loro era il percorso di sempre, sulla Volkswagen Scirocco, lungo la strada che costeggia il lungomare e che da Valderice conduce a Trapani. La mafia voleva uccidere il sostituto procuratore Carlo Palermo. Un magistrato scomodo, uno di quelli che aveva deciso di 'mettere il naso' nel lucroso affare della droga. I boss lo avevano avvertito subito.

L'autobomba fu sistemata sul ciglio delle strada, la statale che attraversa Pizzolungo, nel Trapanese. Carlo Palermo era in viaggio da Bonagia al palazzo di giustizia di Trapani, a bordo di una 132 blindata. Ma tra quella vettura e l'auto carica di tritolo ce n'è una con due bimbi a bordo. L'autobomba viene fatta esplodere, ma l'utilitaria fa da scudo alla blindata del magistrato, che resta solo ferito. Barbara, Salvatore e Giuseppe, invece, vengono catapultati a chilometri di distanza e la loro auto disintegrata. Una famiglia distrutta, annientata. Per quella strage, grazie anche alle dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia sono stati condannati boss mafiosi del calibro di Salvatore Riina, Vincenzo Virga, Antonino Madonna e Baldassarre Di Maggio.

Nel fascicolo del nuovo processo ci sono le dichiarazioni di Onorato che collocano Pizzolungo dentro una possibile "trattativa". Il tritolo usato a Pizzolungo è lo stesso usato in altre stragi: dicembre 1984 attentato treno rapido 904 (per il quale è stato condannato il cassiere della mafia siciliana Pippo Calò), il tentativo di attentato all'Addaura contro Giovanni Falcone nel 1989, lo si è trovato in via D'Amelio il 19 luglio 1992, dove furono uccisi Borsellino e gli agenti della sua scorta. E adesso per questa strage sta per aprirsi un nuovo processo. 

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