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Martedì, 19 Marzo 2024
Mafia

Mafia, crolla l'impero Niceta: sequestrati beni per 50 milioni

La scalata al successo dell'imprenditore 71enne sarebbe stata garantita dai rapporti con "Cosa nostra". Sin dagli anni '80 Niceta avrebbe condiviso le proprie attività con i fratelli Guttadauro, espandendosi nel territorio siciliano

Crolla l'impero di un noto imprenditore palermitano dietro la cui scalata ci sarebbe la mano della mafia. La Finanza ha sequestrato a Mario Niceta beni, immobili e attività commerciali per un valore complessivo di circa 50 milioni di euro. Il provvedimento è stato eseguito nei confronti del 71enne, considerato uno dei "re" della vendita di articoli di abbigliamento, accessori e preziosi, e dei figli Pietro e Olimpia. Niceta sarebbe riuscito a conquistare la piazza palermitana, e non solo, grazie ai contatti con i fratelli Guttadauro. (GUARDA IL VIDEO)

Il sequestro (GUARDA ELENCO DEI BENI) nasce dopo il lavoro svolto dalla Scico, la sezione della Finanza che contrasta la criminalità organizzata, ed in collaborazione con i carabinieri, che ha portato alla luce le infiltrazioni di "Cosa nostra" e di alcuni suoi leader storici, fra cui Mattia Messina Denaro, nelle attività di Niceta. Dalle indagini è risultato che il gruppo imprenditoriale avrebbe avuto contatti con esponenti di primo piano della cosca di Brancaccio sin dai primi anni '80. In particolare si parlerebbe dei fratelli Guttadauro, Giuseppe e Filippo (quest'ultimo cognato di Messina Denaro). Niceta avrebbe condiviso con loro i propri interessi economici, in una logica di reciproco vantaggio, riuscendo così ad espandersi sul territorio palermitano e trapanese.

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I rapporti con il mandamento di Brancaccio si intrecciano con le vicende che hanno caratterizzato gli assetti di alcune imprese costituite in quel periodo, attive nel settore dell’edilizia, che hanno visto nel tempo diversi cambi di denominazione e modifiche formali alle strutture societarie. "Alcune imprese collegate a Niceta - spiegano le Fiamme gialle - avrebbero trasferito nel tempo proprietà e cariche a persone ritenute vicine agli esponenti della criminalità organizzata".

Dalle investigazioni è emerso inoltre il ruolo di Giuseppe Grigoli, determinate nell'apertura di due esercizi commerciali all'interno del centro commerciale "Belicittà" di Castelvetrano. Sequestrati dunque 11 società tra Palermo e provincia, con relativi complessi aziendali, 12 fabbricati, 23 terreni, sedici automezzi, cinque quote societarie e disponibilità finanziarie.

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