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Mafia Brancaccio

"E' affiliato alla famiglia mafiosa di Brancaccio", sequestro beni per Di Fatta

Il 47enne, già detenuto, è tra le 34 persone arrestate nel blitz della polizia dello scorso 19 luglio che portò all'azzeramento del clan. Sequestrate un'azienda, un'auto e una moto

La polizia ha eseguito un provvedimento cautelare, sottoponendo a sequestro un patrimonio stimato in 150 mila euro, costituito da un'impresa operante nel settore del commercio al dettaglio di intimo e corredi, da un'autovettura e da un motoveicolo, nei confronti di Giuseppe Di Fatta, 47 anni. Il provvedimento è stato emesso dal Tribunale di Palermo - Sezione Misure di Prevenzione - che ha accolto la proposta avanzata dal Questore. Di Fatta, per il quale è stata richiesta anche l'applicazione della misura di prevenzione della sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno, è stato arrestato per la prima volta nel 1989 per favoreggiamento personale nei confronti di tre pluripregiudicati resisi responsabili di una rapina perpetrata ai danni di un gioielliere a Ciminna e condannato nel 1997 per il reato di ricettazione e abusiva riproduzione di opere cinematografiche.

Lo scorso 20 luglio, Di Fatta, oggi ancora detenuto, è stato arrestato insieme a numerose altre persone nell'ambito di un'operazione di polizia condotta dalla Squadra Mobile per associazione mafiosa ed estorsione (Vai all'articolo). Più in particolare l'ipotesi è che Giuseppe Di Fatta "appartenga alla famiglia mafiosa di Roccella - si legge in una nota della Questura - dedita alla realizzazione di attività illecite, in particolare nel settore delle estorsioni alle imprese ed esercizi commerciali della zona, volte a favorire la famiglia mafiosa di Brancaccio e realizzate con le tipiche modalità mafiose".

Le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia Francesco Paolo Valdese e Salvatore Sollima "hanno confermato negli anni la caratura criminale ed il ruolo di primo piano di Di Fatta - dicono dalla Questura - all'interno della famiglia mafiosa di Brancaccio. Un ruolo questo determinante capace di garantirgli la legittimazione a realizzare, in modo indisturbato e quindi con l' avallo pieno della famiglia mafiosa di appartenenza, sia reati violenti, che il controllo e la veicolazione addirittura del traffico e dello spaccio delle sostanze stupefacenti".

Mafia, gli arresti a Brancaccio - le foto

Le indagini patrimoniali realizzate dai poliziotti dell'ufficio Misure di Prevenzione della Divisione Anticrimine della Questura su Di Fatta e sul proprio nucleo familiare hanno "permesso di appurare una dimensione reddituale irrisoria fortemente squilibrata rispetto agli acquisti ed investimenti effettuati dal soggetto investigato e dai suoi congiunti nell' arco temporale tra il 2015 e il 2017". I redditi dichiarati di modesta entità, infatti, "non sono apparsi idonei, né a garantire un adeguato sostentamento, né tantomeno a giustificare gli acquisti di veicoli e l'avviamento dell' impresa da parte della moglie".

La replica dell'avvocato

Il legale di Giuseppe Di Fatta, l'avvocato Riccardo Bellotta, precisa che il suo cliente è incensurato. "E' stato infatti assolto in via definitiva - ha spiegato Bellotta - dall'accusa di favoreggiamento personale nei confronti di rapinatori che hanno messo a segno un colpo ad un gioielliere a Ciminna. In più, non è mai stato condannato per ricettazione e abusiva riproduzione di opere cinematografiche".

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