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Mercoledì, 17 Aprile 2024
Mafia

"Intimidazioni tra le sbarre": minacce di Riina a don Ciotti, inchiesta archiviata

Archiviato il fascicolo a carico del boss. Il Capo dei Capi non aveva il potere di far arrivare all'esterno dal carcere di Opera, dove si trovava detenuto, il suo messaggio minatorio nei confronti del fondatore di Libera

Totò Riina non aveva il potere di far arrivare all’esterno dal carcere di Opera, dove si trovava detenuto, il suo messaggio minatorio nei confronti di don Luigi Ciotti, presidente e fondatore di Libera. Con questa motivazione il gip di Milano, Anna Magelli, ha accolto la richiesta della Procura di archiviare il fascicolo a carico dello storico boss di Corleone, finito sotto indagine con l’accusa di aver minacciato di morte il sacerdote simbolo della lotta alla mafia.

Contro la richiesta di archiviazione si era schierato lo stesso don Ciotti, assistito dall’avvocato Enza Rando, ma la sua istanza non è stata accolta. La vicenda ruota attorno alla conversazione intercettata nel settembre 2013 all’interno del carcere di Opera dagli inquirenti palermitani che indagavano sulla presunta trattativa Stato-mafia.

Durante un colloquio con Alberto Lorusso, presunto affiliato alla Sacra Corona Unita, Riina aveva espresso il proprio proposito di organizzare un attentato contro il presidente di Libera. ”Ciotti, Ciotti, putissimo pure ammazzarlo”, aveva detto il capo del clan dei corleonesi senza sapere di essere intercettato dagli investigatori di Palermo che poi hanno trasmesso il fascicolo a Milano per competenza territoriale.

L’indagine venne così affidata al pm Bruna Albertini che però, dopo una serie di approfondimenti, chiese l’archiviazione del fascicolo. Oggi la decisione del gip Magelli di accogliere la richiesta della Procura nonostante l’opposizione di Ciotti, parte offesa del procedimento. 

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