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Venerdì, 29 Marzo 2024
Mafia Noce

"Estranea all’estorsione", Riesame scarcera moglie del boss della Noce

Dopo 20 giorni in cella torna libera Loredana D'Amico. Il gip aveva disposto per lei la misura restrittiva a fronte di alcuni gravi indizi di colpevolezza. Non ci sarebbero gli estremi "dell'ingiusto profitto e del danno alla persona offesa"

Torna libera dopo che lo zio del marito aveva denunciato anche lei alla Squadra Mobile per un’estorsione da 4 mila euro. Ma quei soldi - secondo i giudici del Riesame - erano stati prestati a un familiare e Loredana D’Amico, madre di due bambini e sposata con il boss della Noce Fabio Chiovaro (attualmente detenuto), non aveva riferito gli ordini impartiti dal marito ma aveva parlato con lui di questa e altre vicende durante il colloquio in carcere. Il tribunale del Riesame - presieduto da Antonella Consiglio e dai giudici Monica Sammartino e Giuseppina Di Maida - ha accolto l’istanza di scarcerazione (dopo 20 giorni passati in cella) e la tesi dell’avvocato Davide Giglio, inquadrando l'accaduto "nell’esercizio arbitrario delle proprie ragioni", facendo venire meno l’ingiusto profitto e il danno, caratteristiche propre dell’estorsione.

Il gip, alla luce delle indagini, aveva ritenuto sussistenti i gravi indizi di colpevolezza, stabilendo che la 35enne andasse rinchiusa in carcere. Ad aggravare la situazione il presunto vantaggio per Cosa nostra, quando sembrerebbe invece che le vicende in questione siano più da ricondurre a beghe familiari, antecedenti all'arresto dello stesso Chiovaro. Loredana D’Amico e sua cognata Tiziana Chiovaro si presentarono dallo zio di Fabio Chiovaro, Rosario Neri, pretendendo la restituzione di 4 mila euro (prestati per far fronte ad alcune difficoltà economiche), affermando che in caso contrario "si sarebbe dovuto allontanare da Palermo". Chiovaro, ex capo mandamento della Noce, incaricò la moglie e la sorella di recuperare i soldi.

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La richiesta del mandante fu fatta attraverso Giuseppe Vallecchia, marito di Tiziana Chiovaro ed esecutore della richiesta estorsiva, che si presentò al cospetto di Neri dicendo: "Siamo venuti ad ammazzarti, cornuto che sei". L’altro episodio contestato riguardava la vendita di un quadro. La moglie di Chiovaro l’aveva ceduto allo zio antiquario Franco Neri a fronte di un pagamento da mille euro. Ma i coniugi Chiovaro volevano rientrare in possesso del dipinto, venduto solo per far fronte alle loro difficoltà economiche. Anche questa volta era intervenuto Vallecchia, che aveva minacciato l’antiquario e il figlio dicendo: "Lei gli doveva staccare la testa a suo fratello…appena lo prendo glielo butto qua a terra…sei un miserabile…mille euro glieli do, però se li deve venire a prendere da me…deve parlare con me d’ora in poi…mi  auguri che non vi è uscito niente dalla bocca…perché poi la panella la piange lei e suo fratello”.

In relazione alla vicenda del quadro Fabio Chiovaro avrebbe rotto l’accordo concluso con lo zio, ma lo stesso non può dirsi - spiegano i giudici - per la D’Amico. Alla luce di queste analisi, dunque, il Tribunale del Riesame ha deciso di scarcerare la 35enne, non disponendo per lei nessun’altra misura cautelare in attesa del processo, dove potrà essere giudicata per l'esercizio arbitrario delle proprie ragioni. "Il provvedimento accoglie pienamente la tesi difensiva, ritenendo insussistenti - spiega l’avvocato Giglio - i gravi indizi di colpevolezza nei confronti della mia assistita poiché trattasi di una vicenda svoltasi in un ambito del tutto familiare, che non consente di ritenere integrato dalla D'Amico alcun tipo di reato".

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