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Giovedì, 28 Marzo 2024
Mafia

"Ha perseguitato una minorenne", revocata la semilibertà al killer mafioso Vincenzo Sinagra

"Tempesta", 69 anni, da non confondere con il cugino omonimo e pentito, era stato condannato all'ergastolo col Maxiprocesso. Dopo anni trascorsi in carcere aveva ottenuto la misura alternativa, che però secondo la Cassazione ha violato ripetutamente anche per "importunare una ragazza"

"Tempesta", un soprannome che la dice già molto lunga sul carattere violento e la forza fisica di Vincenzo Sinagra, 69 anni, il killer di Cosa nostra condannato all'ergastolo già nel primo Maxiprocesso e da non confondere con il cugino omonimo, che in quegli stessi anni decise invece di pentirsi.

Un personaggio di grande spessore criminale, affiliato ad una mafia sanguinaria ben diversa da quella di oggi e di cui, tuttavia, a differenza di altri, non si è più sentito parlare e che non è più entrato in alcuna inchiesta giudiziaria. Dopo anni trascorsi in carcere, Sinagra aveva ottenuto la semilibertà, e già questa sarebbe una notizia. Ma c'è di più perché la misura alternativa adesso gli è stata anche revocata: ha commesso "molteplici violazioni del programma di trattamento" e soprattutto, mentre era fuori, avrebbe anche perseguitato e molestato una ragazza minorenne.

La vicenda emerge da un'ordinanza della settima sezione della Cassazione, presieduta da Vincenzo Siani, che ha ritenuto inammissibile il ricorso dell'ergastolano ed ha confermato la correttezza della decisione del tribunale di Sorveglianza di Torino con la quale, il 7 ottobre del 2020, era stata revocata la semilibertà. Sinagra, oltre a tornare in cella, è stato anche condannato a pagare 3 mila euro alla Cassa delle ammende.

I giudici scrivono che "l'imputazione per 612 bis (cioè per stalking, ndr)" e "le reiterate condotte importunanti di una ragazza minorenne", assieme alle "molteplici volazioni del programma di trattamento (la semilibertà, ndr)" costituiscono "un compendio comportamentale grave e tale da destare legittimo allarme, con l'ineludibile corollario dell'incompatibilità di Vincenzo Sinagra con la prosecuzione della misura". Da qui la revoca definitiva del beneficio.

Principale accusatore di Sinagra in relazione ad una serie di omicidi dell'inizio degli anni Ottanta fu proprio il cugino pentito, al soldo del boss di corso dei Mille Filippo Marchese, "ideatore" della così detta camera della morte di Sant'Erasmo, dove decine di persone vennero assassinate e poi sciolte nell'acido o fatte a pezzi e gettate in mare.

Durante il Maxi, "Tempesta" diede spettacolo più di una volta. Il 4 agosto del 1986 per esempio fu portato nell'aula bunker dell'Ucciardone in camicia di forza, con dieci agenti che cercavano di contenerlo. Continuò a dimenarsi e a urlare, finché il presidente della Corte d'Assise, Alfonso Giordano, decise di mandarlo via e di disporre una perizia pischiatica, dalla quale venne fuori però che Sinagra era un simulatore. Nei mesi precedenti era addirittura finito in ospedale perché aveva ingoiato due chiodi.

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