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No all'estradizione in Brasile del figlio del boss Badalamenti, dopo 8 mesi torna libero

La Corte d'Appello ha respinto la richiesta avanzata dal Sud America per il secondogenito del mafioso, Leonardo. Era stato arrestato dalla Dia ad agosto scorso in seguito ad un mandato di cattura internazionale. Dal 2017 vive a Castellammare del Golfo con l'anziana madre

No all'estradizione in Brasile di Leonardo Badalmenti, figlio incensurato di Gaetano, storico boss di Cinisi, che torna anche libero, dopo essere rimasto in carcere più di otto mesi. E' questa la decisione dei giudici della seconda sezione della Corte d'Appello (collegio presieduto da Fabio Marino) che hanno rigettato la richiesta della Procura ed accolto invece il ricorso degli avvocati Antonino Ganci e Baldassare Lauria.

Il secondogenito del mafioso era stato arrestato dalla Dia il 5 agosto scorso, in esecuzione di un mandato di cattura internazionale emesso dall'autorità giudiziaria di San Paolo del Brasile. Secondo gli inquirenti, Badalamenti sarebbe risultato latitante dal 2017, dopo che ne era stato disposto l'arresto per associazione a delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti.

In attesa che i giudici palermitani vagliassero la richiesta di estradizione arrivata dal Sud America, un altro collegio della Corte d'Appello aveva ritenuto di confermare il carcere per Badalamenti, ritenendo ci fosse il pericolo di fuga. E da allora l'uomo è rimasto in cella.

Già durante l'interrogatorio, Badalamenti aveva però respinto le contestazioni. Nel 2009 - aveva riferito ai giudici- era stato fermato in Brasile con 50 grammi di cocaina e i poliziotti sudamericani, a suo dire, gli avrebbero proposto di pagare una mazzetta per chiudere un occhio. Cosa che lui avrebbe rifiutato e per questo sarebbe finito in carcere per un solo giorno con l'accusa di spaccio. Il giudice brasiliano aveva poi derubricato il reato in semplice detenzione di stupefacente e lo aveva infatti rimesso in libertà. Badalamenti si sarebbe poi del tutto disinteressato della vicenda giudiziaria.

Nel 2017, questa la versione di Badalamenti, a sua insaputa, era arrivata una condanna definitiva a 5 anni e 10 mesi per spaccio e per aver fatto parte di un'associazione a delinquere internazionale dedita al traffico di droga. Un'associazione che sarebbe stata però composta solo da lui, visto che non ci sarebbero altri imputati e condannati nel procedimento.

Il mandato di arresto del tribunale di San Paolo era stato emesso l'11 maggio del 2017 e proprio in quell'anno Badalamenti aveva lasciato - senza alcuna difficoltà nonostante la sentenza definitiva - il Brasile e si era trasferito a Castellammare del Golfo, in provincia di Trapani, a casa dell'anziana madre.

Il fatto che risultasse latitante alle autorità brasiliane era però emerso solo in quei giorni di agosto in cui fu arrestato - cioè a tre anni dalla sentenza di condanna - e tra l'altro a poche ore dai contrasti che aveva avuto con il sindaco di Cinisi, Giangiacomo Palazzolo, in seguito alla decisione della Corte d'Assise di Palermo di restituire a Badalamenti alcuni beni sequestrati tempo fa per errore e che il Comune di Cinisi aveva in mano da anni.

La difesa di Badalamenti aveva spiegato sin dall'inizio che non vi sarebbe stato alcun pericolo di fuga, visto che nei tre anni in cui era stato in Italia l'uomo non si sarebbe certamente nascosto ed aveva persino presenziato ad alcune udienze al palazzo di giustizia.Inoltre erano stati prodotti i diari delle firme che Badalamenti aveva regolamente apposto dal 30 novembre 2017 al 30 novembre del 2019, quando era sottoposto alla misura di prevenzione dell'obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria.

I giudici però avevano rirenuto che il pericolo di fuga fosse concreto e avevano confermato il carcere. Adesso non solo la Corte d'Appello ha deciso di respingere la richiesta di estradizione in Brasile (dove peraltro l'emergenza sanitaria legata al Covid è devastante), ma ha anche disposto l'immediata scarcerazione di Badalamenti.

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