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Trattativa, Napolitano scrive alla Corte: "Non ho nulla da dichiarare"

Il presidente della Repubblica scrive ancora alla Corte d'Assise di Palermo. Nella precedente lettera si dichiarava disponibile a deporre come testimone. Era stato citato per riferire di una missiva ricevuta dal suo consigliere giuridico Loris D'Ambrosio

"Nulla da dichiarare". Si potrebbe sintetizzare così la lettera del presidente della Repubblica Napolitano al presidente della Corte d'Assise di Palermo, Alfredo Montalto, che presiede il processo per la trattativa tra Stato e mafia. Una lettera lunghissima che dopo quasi un mese è diventata "pubblica". Questa mattina la missiva è stata depositata nella cancelleria del tribunale palermitano. "Non ho da riferire alcuna conoscenza utile al processo - ha scritto Napolitano - come sarei ben lieto di poter fare se davvero ne avessi da riferire". (LEGGI IL TESTO INTEGRALE)

Era stata la Procura di Palermo, nelle scorse udienze, a chiedere la citazione del Capo dello Stato nel processo, per riferire una lettera ricevuta da Loris D'Ambrosio, il 18 giugno 2012. Il suo consigliere giuridico, morto un mese dopo per un infarto, scriveva a Napolitano di essere considerato un "ingenuo e utile scriba di cose utili a fungere da scudo per indicibili accordi". Episodi che si riferivano al periodo "dal 1989 al 1993". Napolitano esclude di avere ottenuto indicazioni dallo stesso D'Ambrosio anche riguardo al "vivo timore a cui questi ha fatto il generico riferimento nella drammatica lettera del 18 giugno".

"L'essenziale è di non avere io, in alcun modo, ricevuto dal dottor D'Ambrosio qualsiasi ragguaglio o specificazione circa le 'ipotesi', solo 'ipotesi' da lui enucleate", spiega il Capo dello Stato, che riferendosi ancora al presidente della Corte d'Assise Montalto poi scrive: "Dei problemi relativi alle modalità dell'eventuale mia testimonianza la Corte da lei presieduta è per altro certamente consapevole come ha, nell'ordinanza del 17 ottobre, dimostrato di esserlo, dei 'limiti contenutistici' da osservare ai sensi della Corte Costituzionale del 4 dicembre 2012".

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