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Mafia, i boss di Porta Nuova a processo: pene ridotte in appello

Si tratta del giudizio di secondo grado nato dall'operazione "Alexander", portata a termine dai carabinieri nel 2013 con il fermo di ventiquattro persone

Condanne ridotte in appello per gli imputati nel processo nato dall'operazione "Alexander", portata a termine nel 2013 dai carabinieri contro gli esponenti della famiglia mafiosa di Porta Nuova.

La terza sezione della Corte d'appello ha ritoccato 12 delle 30 condanne decise lo scorso anno dal gup Roberto Riggio con il rito abbreviato. Fra coloro che hanno ottenuto lo sconto (da 20 anni a 19 anni e 8 mesi) il boss Alessandro D'Ambrogio. A lui si deve il nome dell'operazione con i militari dell'Arma hanno decapitato il clan. Oltre al capomafia, hanno ottenuto sconti e rimodulazioni di pena Salvatore Asaro (da 7 anni e 4 mesi a 4 anni e 4 mesi); Salvatore Alario, da un anno e 2 mesi a 8 mesi; Antonino Ciresi, 11 anni e 10 mesi (ne aveva presi 13 e 8 mesi); Giuseppe Civiletti e Marco Chiappara, 10 anni a testa, con una riduzione di 10 mesi; Pietro Compagno, 10 mesi (2 anni); Daniele Favata, da 10 anni e 8 mesi a 7 anni e 8 mesi, Veronica Giordano, che se la cava con una pena pecuniaria, 9000 euro, commutazione dei 6 mesi che le sono stati inflitti. Infine Attanasio La Barbera passa a 8 anni e 2 mesi (lo sconto è di due mesi), Antonino Seranella passa da 15 anni a 13 e 4 mesi e Biagio Seranella si vede aumentare la pena da 12 anni a 12 e 2 mesi. Per Chiappara, Favata e Biagio Seranella i giudici hanno accolto il ricorso della procura.

Con l'operazione Alexander gli inquirenti avevano portato alla luce le attività della famiglia mafiosa sul territorio, a iniziare dalle estorsioni. (GUARDA IL VIDEO) Complice la crisi economica però, per mantenere le famiglie degli affiliati detenuti, i boss di erano alleati con altre consorterie mafiose della città e dell'area trapanese per gestire le "piazze dello spaccio".

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