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Venerdì, 29 Marzo 2024
Mafia Arenella-Vergine Maria

"Impose ditte e personale per i lavori all'Arenella", condannato Stefano Fidanzati

Dovrà scontare un anno e quattro mesi di carcere per estorsione. Due anni invece sono stati inflitti all'imprenditore Epifanio Aiello. La vicenda risale al periodo 2008-2009 quando il titolare di una ditta di rimessaggio eseguì degli interventi nel porticciolo

Sarebbe stato costretto a eseguire i lavori all’interno del porticciolo dell’Arenella affidandosi alle aziende indicate da Stefano Fidanzati, fratello del boss storico di Cosa nostra, Gaetano, ormai defunto. Per questo, dopo aver subito per anni, l’imprenditore Francesco Tramuto, titolare di una ditta di rimessaggio, aveva deciso di denunciare – anche con l’ausilio di Addiopizzo – i suoi presunti estorsori. Che, ieri pomeriggio, sono stati condannati con il rito abbreviato dal gup Lorenzo Jannelli. Un anno e quatto mesi è stato inflitto proprio a Stefano Fidanzati e due anni all’imprenditore Epifanio Aiello, al quale sarebbero riconducibili la Epidan Costruzioni e la società cooperativa Dian, che sarebbero state "sponsorizzate" da Fidanzati.

Il giudice, che ha riconosciuto una provvisionale di 15 mila euro a Tramuto, ha però anche deciso di assolvere i due imputati in relazione alle presunte pressioni e minacce che avrebbero messo in atto ai danni di una ditta veneta alla quale l’imprenditore si sarebbe rivolto a un certo punto: le dichiarazioni della vittima non avrebbero trovato riscontro. Fidanzati è difeso dagli avvocati Raffaele Bonsignore e Nino Caleca, mentre Aiello da Salvatore Ruta.

In base alle indagini dei sostituti procuratori Amelia Luise, Annamaria Picozzi e Claudia Ferrari, Tramuto sarebbe stato obbligato da Fidanzati anche ad assumere persone di suo gradimento. “Non avevo scelta – aveva denunciato Tramuto – Stefano Fidanzati veniva continuamente e sapevo che era il mafioso della zona, dovevo fare quello che diceva lui”.

Le aziende di Aiello sarebbero state imposte all’imprenditore tra il 2008 ed il 2009, ma la sua “tragedia”, così l’ha definita, sarebbe iniziata nel 2002, quando Fidanzati gli avrebbe chiesto di “aiutare i carcerati” e di far lavorare “persone del quartiere”. Tramuto aveva riferito ai pm che anche un imprenditore veneto che aveva incaricato di compiere alcuni lavori nel porticciolo sarebbe stato costretto a rinunciare per le pressioni mafiose. Tuttavia, sentito durante il processo, questi ha invece spiegato che avrebbe abbandonato l’affare solo perché il cantiere di Tramuto era finito sotto sequestro in relazione a reati ambientali (per i quali Tramuto è anche andato sotto processo). Per questo il giudice non avrà ritenuto riscontrate le accuse. Sussistente invece l’ipotesi di estorsione aggravata dal metodo mafioso legata all’imposizione delle ditte. Agli imputati, oltre alla riduzione di un terzo della pena prevista dal rito abbreviato, è stata anche riconosciuta la continuazione con precedenti condanne definitive.

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