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Un pentito: "Berlusconi suggeriva gli obiettivi a Cosa nostra"

Riparte col "botto" il processo per la trattativa tra Stato e mafia. A parlare - nell'aula bunker del carcere Ucciardone, davanti alla Corte d'assise - è stato il pentito di mafia Giovanni Ciaramitaro

"Era Silvio Berlusconi il politico che suggeriva gli obiettivi a Cosa nostra". Riparte col "botto" il processo per la trattativa tra Stato e mafia. A parlare - nell'aula bunker del carcere Ucciardone, davanti alla Corte d'assise di Palermo - è stato il pentito di mafia Giovanni Ciaramitaro. Il collaboratore di giustizia, difeso dall'avvocato Monica Genovese, in aula ha ripercorso la sua storia criminale terminata con il suo arresto, fino alla decisione di collaborare con i magistrati. Ciaramitaro ha lanciato quindi l'accusa contro Berlusconi, definito "un politico che suggeriva gli obiettivi da colpire, dando degli indirizzi giusti".

Il riferimento è alle stragi "extra-siciliane" del 1993, fatte per "smontare" il 41 bis e modificare la legge sui pentiti. Deponendo in videoconferenza, Ciaramitaro ha tentennato prima di fare il nome di Berlusconi ("Ho ho paura e non lo faccio questo nome. Mi dispiace")però . Poi una breve sospensione, il confronto con l'avvocato, le parole del presidente della Corte d'Assise Alfredo Montalto che gli ha ricordato che all'inizio dell'udienza aveva giurato di dire la verità, e il dietrofront. Ciaramitaro ha raccontato: "Francesco Giuliano mi disse che c'era un politico che gli dava gli obiettivi da attaccare duramente, poi mi disse che questo politico era Silvio Berlusconi che era amico nostro".


 

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