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Giovedì, 28 Marzo 2024
Mafia

Mafia, quanti sono i pentiti a rischio: il record del "chimico" di Cosa nostra, Francesco Marino Mannoia

Da Tommaso Buscetta a oggi: in Italia c'è chi vive nel terrore e nella paura pensando ogni giorno che prima o poi loro stessi o i loro familiari possano essere uccisi. Sono oltre 300 i pentiti di Cosa Nostra. In genere un "collaboratore di giustizia" ha uno stipendio di 1000-1.500 euro al mese

Un piccolo popolo che vive nel terrore e nella paura pensando ogni giorno che prima o poi loro stessi o i loro familiari possono essere uccisi. Sono oltre 300 i pentiti di Cosa Nostra. E il dato più emblematico relativo al popolo dei pentiti è quello relativo alle "pentite": in tutta Italia sono oltre 60 le collaboratrici di giustizia, madri, figli, sorelle di dei boss e killer delle organizzazioni mafiose che hanno deciso, per salvare loro stessi ed i loro figli, di passare dall’altra parte della barricata.

In genere un "collaboratore di giustizia" ha uno stipendio di 1000-1.500 euro al mese, più altri 500 per ogni familiare a carico. A spese dello Stato ci sono anche gli affitti delle loro abitazioni, spese mediche ed altri benefit. Il pentito che ha più familiari al seguito è "il chimico" di Cosa Nostra, Francesco Marino Mannoia, una ventina in tutto e che ha un regime economico più alto rispetto ad altri ereditato dalla collaborazione che aveva offerto all'Fbi che sulla base delle sue dichiarazioni, riscontrate, ha imbastito e concluso numerosi processi contro la Cosa Nostra americana.

Mannoia, palermitano di 67 anni, è conosciuto anche con il soprannome Mozzarella. Durante la seconda guerra di mafia (1981-1983) il suo boss Bontate venne ucciso ma Mannoia si salvò in quanto allo scoppio del conflitto si trovava in carcere, con l'accusa di traffico internazionale di stupefacenti. Evase dalla galera nel 1983 e si legò ai corleonesi di Totò Riina, di cui divenne il principale raffinatore di droga. Arrestato nel 1985, dal 1989 è pentito: infatti, in seguito all'uccisione di suo fratello Agostino e di altri membri dei clan palermitani, Mannoia capì che i Corleonesi avrebbero ucciso pure lui. A causa delle vendette trasversali vennero uccise la madre, la sorella e la zia. Condannato a 17 anni nel maxiprocesso di Palermo, ha vissuto per 16 anni negli Stati Uniti d'America.

Il collaboratore che ha pagato il più alto prezzo è stato l’ex boss dei due mondi, Tommaso Buscetta che con le sue rivelazioni diede un colpo mortale a Cosa Nostra. Gli uccisero figli, fratelli, cognati, amici ma le sue rivelazioni consentirono di avviare il primo Maxiprocesso nei confronti di centinaia di mafiosi.

E adesso, ad oltre 30 anni da quel Maxiprocesso quel piccolo drappello di pentiti, collaboratori e testimoni di giustizia è cresciuto a dismisura. Un popolo che è sparso in tutto il territorio nazionale, dal nord al sud, molti hanno un’altra identità, si sono rifatti una nuova vita e vivono con i loro familiari. Molti altri sono usciti dal programma di protezione ottenendo una sorta di “liquidazione” dallo Stato, ma la maggioranza sono ancora sotto la protezione dello Stato che con centinaia di poliziotti del Servizio Centrale di Protezione cerca di proteggerli dandogli assistenza, procurandogli nuove identità, nuove abitazioni adoperandosi anche per trovargli un lavoro.

Poche decine di collaboratori sono stati "espulsi" dal programma di protezione e ritornati in carcere perché non avevano perso il vizio di compiere reati. La gestione dei collaboratori e dei testimoni di giustizia non è semplice e la loro valutazione viene periodicamente fatta da alcuni magistrati della Direzione Nazionale Antimafia che deve accettare o respingere le richieste di questo popolo di pentiti. Il totale della 'popolazione protetta' in Italia è di 6.246 persone, 1.319 sono collaboratori e testimoni di giustizia e quasi 5 mila i loro familiari che li hanno seguiti, mogli, figli, fratelli, suoceri, cognati, nipoti, conviventi.

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