Mafia, boss scarcerati per vizio di forma tornano in cella: 10 arresti tra Agrigento e Palermo
Gli indagati erano finiti in manette nel blitz "Montagna", ma erano stati rimessi in libertà. Accertati tentativi di estorsione ai danni di società appaltatrici di opere pubbliche di ingente valore
Dieci ordinanze di custodia cautelare in carcere, emesse dal gip su richiesta della Dda di Palermo, sono state eseguite la notte scorsa dai carabinieri del comando provinciale di Agrigento. Eseguito anche un obbligo di dimora per un undicesimo indagato. I provvedimenti hanno riguardato i vertici di famiglie di Cosa nostra dell'Agrigentino e del Palermitano. Si tratta di persone che erano state rimesse in libertà, dal tribunale del Riesame, lo scorso febbraio dopo l’imponente operazione antimafia denominata “Montagna”. Blitz che lo scorso 22 gennaio permise di eseguire 57 ordinanze di custodia cautelare.
Sono tornati in cella, dopo essere stati scarcerati per un difetto di motivazione: Antonino Vizzì, 63 anni, ritenuto reggente della famiglia di Raffadali; Vincenzo Pellitteri, 66 anni, ritenuto reggente della famiglia di Chiusa Sclafani; Franco D'Ugo, 52 anni, ritenuto appartenente alla famiglia di Palazzo Adriano; Giovanni Gattuso, 62 anni, ritenuto reggente della famiglia di Castronovo di Sicilia; Vincenzo Cipolla, 56 anni, ritenuto appartenente alla famiglia di San Biagio Platani; Raffaele La Rosa, 59 anni, ritenuto appartenente alla famiglia di San Biagio Platani; Raffaele Salvatore Fragapane, 40 anni, ritenuto appartenente alla famiglia di Santa Elisabetta; Luigi Pullara, 54 anni, ritenuto esponente di vertice della famiglia di Favara; Angelo Di Giovanni, 46 anni, ritenuto appartenente alla famiglia di Favara e Giuseppe Vella, 37 anni, ritenuto appartenente alla famiglia di Favara.
Le immagini delle perquisizioni | VIDEO
Il nuovo blitz è stato eseguito da oltre 100 militari dell'Arma, supportati da un elicottero, da unità cinofile e dallo squadrone eliportato carabinieri "cacciatori di Sicilia". "La nuova operazione - spiegano gli inquirenti - è scaturita da attività investigative effettuate nel periodo febbraio-maggio 2018, ha inflitto un ulteriore duro colpo agli attuali assetti di Cosa nostra, consentendo di documentare ulteriormente estorsioni, tentate e consumate, ai danni di 7 aziende".
"Cosa nostra deve fare come la 'Ndrangheta": le intercettazioni
Sono state eseguite numerose perquisizioni alla ricerca di droga e armi. Fra febbraio e maggio scorsi, i carabinieri del Reparto operativo di Agrigento hanno eseguito nuove indagini. Sono state acquisite le dichiarazioni del collaboratore di giustizia Giuseppe Quaranta di Favara e le dichiarazioni degli imprenditori che hanno subito estorsioni o tentativi di estorsione. "Sono stati così ulteriormente raccolti gravi e concordanti elementi indiziari che - scrivono dal comando provinciale dell'Arma di Agrigento - hanno delineato le responsabilità e i vari ruoli nei mandamenti nelle famiglie mafiose. Persone che erano state rimesse in libertà dal tribunale del Riesame. Nel corso di tali ulteriori investigazioni, nei confronti di alcuni dei destinatari del provvedimento restrittivo, sono stati acquisiti elementi di prova in relazione al loro coinvolgimento in estorsioni, tentate e consumate, ai danni complessivamente di sette società appaltatrici di opere pubbliche di ingente valore.