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Sabato, 20 Aprile 2024
Mafia Zisa / Via Eugenio l'Emiro

Omicidio alla Zisa, accusato e assolto 2 anni dopo: l'indentikit della vittima

Di Giacomo, 47 anni, finì al centro dell'operazione Perseo, che gettò al fresco un centinaio di persone fra boss e gregari. Per i giudici si era occupato di riscuotere il pizzo per conto del mandamento di Porta Nuova. Si segue la matrice dell'omicidio di mafia

La Smart di Giuseppe Di Giacomo ha ancora il motore acceso, il suo cadavere giace per terra, mentre la Scientifica lavora per raccogliere ulteriori elementi utili per ricostruire l'esatta dinamica dei fatti o risalire all'identità dei sicari. La mafia è tornata a sparare, almeno così credono gli inquirenti. Che affibbiano la matrice mafiosa all'omicidio di oggi pomeriggio in via Eugenio l'Emiro, alla Zisa.

Ma chi era la vittima? Giuseppe Di Giacomo, 47 anni, era stato già finito in carcere nel 2008 al termine dell'operazione denominata Perseo, grazie al quale finirono in carcere quasi un centinaio di persone tra boss e gregari. Sul luogo del delitto polizia, carabinieri, scientifica e pm della procura Antimafia. Intervenuto anche il procuratore aggiunto Leonardo Agueci, che ha spiegato come "l'uomo, al momento, non fosse implicato in alcuna indagine".

Omicidio alla Zisa, le immagini

Attimi di tensione fra alcuni parenti della vittima, che hanno ingaggiato una breve rissa con un fotografo giunto sul posto per immortalare quegli attimi. Qualche spintone, un paio di ceffoni e in una decina di minuti la situazione è tornata sotto controllo. Il delitto è avvenuto intorno alle ore 17,30 quando Di Giacomo stava rientrando verso casa, in via Corradino di Svevia, con a fianco un ragazzino suo parente. L'uomo pare sia stato avvicinato dai killer, uno o forse due, a bordo di uno scooter. L'automobile di Di Giacomo, con un finestrino totalmente distrutto ed il segno di un altro proiettile sul parabrezza, è stata trovata con il muso rivolto verso una fila di auto parcheggiate. La vittima ha cercato di fuggire e, restando bloccato, ha tentato di scappare a piedi. Ma la fuga è durata appena un paio di metri.

Al momento della sua incarcerazione, maturata anche a seguito di alcune dichiarazioni fatte due anni prima dal pentito Emanuele Andronico, i giudici lo avevano accusato di avere riscosso il pizzo per conto della famiglia di Porta Nuova, mantenendo contatti utili per portare avanti alcuni affari illeciti con altri esponenti mafiosi. Di Giacomo, fratello di Giovanni, ritenuto dagli investigatori un uomo di Pippo Calò, era stato definito un "figlioccio" di Giovanni Lipari. Nel 2011, però, il tribunale lo assolse. Tanti gli elementi, ancora confusi, che potrebbero far pensare ad un regolamento di conti e dunque ad un omicidio a sfondo mafioso.

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