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Venerdì, 29 Marzo 2024
Mafia Zisa

L'omicidio del boss alla Zisa, via al processo per l'assassino reo confesso: "Cosa nostra non c'entra"

Fissata l'udienza preliminare per Salvatore Fernandez, che si costituì 3 giorni dopo l'agguato ai danni di Giuseppe Incontrera, eliminato a colpi di pistola in via Imperatrice Costanza il 30 giugno dell'anno scorso. Mai chiarito il movente. I pm contestano solo l'aggravante della premeditazione e non quella mafiosa

Fissata l'udienza preliminare per l'omicidio di Giuseppe Incontera, ritenuto elemento di spicco del clan di Porta Nuova ed eliminato a colpi di pistola in via Imperatrice Costanza, alla Zisa, il 30 giugno dell'anno scorso. Alla sbarra l'unico imputato - reo confesso - Salvatore Fernandez, che si era costituito tre giorni dopo il delitto. 

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Nonostante il contesto e il fatto che Incontrera di lì a poco avrebbe dovuto essere arrestato per mafia, il procuratore aggiunto Paolo Guido ed i sostituti Giovanni Antoci, Gaspare Spesale e Luisa Bettiol, contestano a Fernandez soltanto l'aggravante della premeditazione: a dispetto delle prime ipotesi formulate sul delitto, quindi, Cosa nostra non c'entrerebbe nulla.

Il ruolo di Incontrera era emerso solo dopo l'agguato con l'inchiesta "Vento", scattata 6 giorni dopo: dalle intercettazioni emergeva la scalata della vittima all'interno della cosca e la sua gestione della droga nelle piazze del mandamento. Per 30 tra boss e gregari coinvolti nel blitz dei carabinieri è stata fissata l'udienza preliminare: anche questo processo inizierà tra qualche settimana.

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Incontrera era vicino alle famiglie che storicamente hanno guidato il clan, ovvero i Lo Presti e i Di Giovanni. Proprio in relazione allo smercio di droga, peraltro, la vittima si lamentava che a causa del reddito di cittadinanza - come aveva raccontato PalermoToday - non si sarebbero più trovati "picciuttieddi" disposti a spacciare.

L'imputato è invece imparentato con il pentito Fabio Fernandez (che nel 2017 confessò di aver ucciso il boss di Santa Maria di Gesù Giuseppe Calascibetta, assassinato con un colpo di pistola alla testa il 19 settembre del 2011 in via Bagnera, a Belmonte Chiavelli). Fernandez prima dell'omicidio era stato arrestato due volte per droga, nel 2007 e nel 2014, nell'ambito dell'inchiesta "Horus". Ed è proprio su questa pista, quella cioè di uno scontro per la gestione dello spaccio, che inizialmente gli inquirenti avevano inquadrato l'omicidio. Ipotesi poi scartata.

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La mattina del 30 giugno, Fernandez aveva affiancato con il suo scooter la vittima, che era su una bici elettrica, e gli aveva sparato diversi colpi con una calibro 22. In precedenza tra i due - che erano anche vicini di casa - ci sarebbero state delle liti. Quando l'imputato si costituì disse solo: "Sono stato io, me ne assumo la responsabilità", ma non spiegò il movente del suo gesto. Durante l'interrogatorio di garanzia, assistito dell'avvocato Salvatore Ferrante, decise invece di avvalersi della facoltà di non rispondere.

Per la Procura Fernandez non avrebbe potuto compiere un omicidio del genere senza essere "autorizzato" da qualcuno, ma si ipotizzò anche che sarebbe stato fomentato a commettere il delitto che, forse, avrebbe potuto fare comodo anche a Cosa nostra. Tuttavia, alla fine, i pm hanno scelto di non contestare l'aggravante mafiosa all'imputato.

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