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Mafia Corleone

"Fu determinante nella lotta ai corleonesi", ricordato il colonnello Russo: carabiniere scomodo ucciso dalla mafia

Sono passati 45 anni dall'omicidio a Ficuzza del militare dell'Arma, che stava passeggiando assieme al professore Filippo Costa, suo amico. Sul luogo dell’eccidio è stata deposta una corona d'alloro in memoria dell'investigatore ammazzato dagli uomini di Totò Riina. Il generale Galletta: "Ha lasciato un'eredità importante"

Cosa nostra decise di eliminare il tenente colonnello Giuseppe Russo mentre era in vacanza e stava passeggiando a Ficuzza con il professore Filippo Costa, suo amico: un agguato preparato con molta cura dagli uomini di Totò Riina per sbarazzarsi di un investigatore scomodo, "il cui intuito è stato determinante per far luce sul mandamento mafioso di Corleone". 

Con questre parole, a 45 anni da quell'omicidio eclatante, il generale Riccardo Galletta (comandante interregionale carabinieri "Culqualber") ha ricordato oggi Giuseppe Russo nella cerimonia che si è svolta a Ficuzza, vicino alla Real Casina di Caccia del re borbonico Ferdinando IV, dove si trova la stele commemorativa. "Anche come marito e padre - ha aggiunto Galletta - Russo ha lasciato un'eredità importante ai giovani".

Alla cerimonia hanno partecipato, oltre al generale Galletta, il prefetto Giuseppe Forlani, il comandande della Legione carabinieri Sicilia, Rosario Castello, il comandante provinciale dell'Arma, Giuseppe De Liso, il sindaco di Corleone, Nicolò Nicolosi, e i familiari dei caduti.

Sul luogo dell’eccidio, è stata deposta una corona d’alloro, sono stati resi gli onori ed è stata data lettura della motivazione della Medaglia d’Oro al Valor Civile alla Memoria concessa al tenente colonnello Giuseppe Russo: “Comandante di Nucleo Investigativo operante in ambienti ad alto rischio e caratterizzato da tradizionale omertà, si impegnava con coraggio ed elevata capacità professionale in prolungate e difficili indagini relative ai più eclatanti episodi di criminalità mafiosa verificatisi fra gli anni ’60 e ’70 nella Sicilia Occidentale. Proditoriamente fatto segno a colpi d’arma da fuoco in un vile agguato, immolava la sua esistenza ai nobili ideali di giustizia e di difesa delle istituzioni democratiche".  

Il tenente colonnello Russo, che morì da comandante del nucleo investigativo dei carabinieri di Palermo, si occupò anche di altre delicate inchieste, come quella per l'omicidio di Peppino Impastato e quella sull'uccisione del presidente dell'Eni, Enrico Mattei.

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