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Ucciso con un colpo di pistola, dopo 36 anni Claudio Domino attende ancora giustizia

Il bambino, di soli 11 anni, fu eliminato il 7 ottobre 1986 mentre giocava in una strada di San Lorenzo che oggi porta il suo nome. Alle 9.30 una cerimonia per ricordarlo. Le indagini non hanno mai portato a nulla e ora i genitori chiedono di approfondire alcune dichiarazioni rese durante il processo per l'assassinio dell'agente Nino Agostino e della moglie

Era un bambino di appena 11 anni quando, il 7 ottobre del 1986, venne ucciso con un colpo di pistola alla testa. Un delitto che a distanza di ben 36 anni non è mai stato chiarito, quello del piccolo Claudio Domino, e per il quale i suoi genitori, Graziella Accetta e Ninni Domino, chiedono instancabilmente verità e giustizia. E oggi spingono in particolare perché la Procura acquisisca alcuni elementi emersi nel processo in corso per l'omicidio dell'agente Nino Agostino e della moglie Ida Castelluccio, che a loro avviso sarebbero molto importanti e aprirebbero nuovi scenari sul caso.

In occasione del triste anniversario dell'omicidio, stamattina alle 9.30 si è tenuta una cerimonia davanti alla lapide che ricorda il bambino, nella via che porta il suo nome. All'evento parteciperanno i genitori, ma anche gli studenti dell'istituto comprensivo Borgese-XXVII Maggio e di altre scuole che lanceranno in cielo dei palloncini e una grande lettera. Interverrà anche il presidente del tribunale di Palermo, Antonio Balsamo.

La cerimonia per ricordare Claudio e in palloncini che volano in cielo | Video

Claudio Domino venne ammazzato mentre stava giocando in una strada di San Lorenzo, che oggi porta il suo nome. Si ipotizzò che potesse essere stato lo scomodo testimone di qualche episodio legato alla droga, ma anche una ritorsione nei confronti dei suoi genitori che con la loro azienda si erano aggiudicati la pulizia dell'aula bunker dell'Ucciardone, dove in quei mesi era in corso lo storico Maxiprocesso.

E l'uccisione di Claudio irruppe proprio nel bel mezzo del dibattimento, violando la pax mafiosa che era stata sancita tra i boss, portando uno degli imputati eccellenti, Giovanni Bontate, fratello del "principe di Villagrazia", Stefano, a prendere le distanze dall'eliminazione di un bambino innocente. Prese la parola e usò però il "noi" per smarcarsi dall'omicidio, ammettendo così di fatto l'esistenza di un'organizzazione ciminale, Cosa nostra, fino a quel momento sempre negata.

Le indagini non hanno mai portato a nulla e, l'anno scorso, dopo che la mamma di Claudio Domino aveva protestato davanti al palazzo di giustizia, l'allora procuratore capo di Palermo, Francesco Lo Voi (oggi a Roma) decise di valutare nuovamente tutti gli atti dell'inchiesta per tentare di risolvere il caso. Ad oggi, però, non risultano esserci stati sviluppi.

Nel frattempo - ed è su questo che ora batte la famiglia - in un'udienza del processo per l'omicidio dell'agente Nino Agostino e della moglie, avvenuto nel 1989, sarebbero emersi elementi ritenuti molto importanti. In particolare la sorella del poliziotto ucciso, Nunzia, testimoniando in aula, avrebbe spiegato che la sua famiglia ad un certo punto avrebbe ricevuto pressioni per cambiare avvocato (che all'epoca era l'ex magistrato Carlo Palermo) e per abbandonare le tesi che avrebbero portato ad un coinvolgimento dei Servizi nell'eliminazione della coppia. Altrimenti - questo sarebbe stato il ricatto - Nino Agostino avrebbe anche potuto essere accusato dell'omicidio di Claudio Domino. Dichiarazioni che non sono sfuggite alla famiglia del bambino, che chiede quindi che si scavi meglio su questa circostanza. 

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