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Processi / Tommaso Natale

Portò il whisky al summit in cui fu strangolato: condanne definitive per l'omicidio del boss Lino Spatola

La Cassazione rigetta il ricorso di Andrea Adamo, mentre Salvatore e Sandro Lo Piccolo non hanno impugnato la sentenza: sconteranno 30 anni ciascuno. Il mafioso di Tommaso Natale venne ucciso a settembre 2006, dopo che il mese prima per un terribile scambio di persona fu eliminato al suo posto un pensionato innocente, Giuseppe D'Angelo

Ormai anziano, a 72 anni, con una bronchite cronica e difficoltà a respirare, il 18 settembre del 2006 era convinto di dover partecipare ad un summit di mafia in grande stile, tanto che portò con sé dei doni: un coniglio e una bottiglia di whisky. Invece quello nelle campagne di Giardinello per il boss di Tommaso Natale, Lino Spatola, fu un appuntamento con la morte. Venne infatti strangolato e poi sepolto in un terreno di Villagrazia di Carini, colpevole di "tradimento", secondo i capimafia di San Lorenzo, perché si sarebbe avvicinato ad uno dei loto nemici giurati, lo storico boss di Pagliarelli, Nino Rotolo. Ora - a tanti anni dai fatti e con una Cosa nostra che per tanti versi ha mutato volto - le condanne per quel delitto diventano definitive.

In particolare, la prima sezione della Cassazione, presieduta da Filippo Casa, ha confermato i 30 anni di carcere inflitti con il rito abbreviato ad un fedelissimo dei Lo Piccolo, Andrea Adamo, l'uomo che oltre ad ordinare l'omicidio di Spatola materialmente lo uccise, stringendogli una corda al collo. Sandro e Salvatore Lo Piccolo non hanno invece impugnato la sentenza d'appello con la quale era stata inflitta loro la stessa pena e il verdetto è dunque già diventato definitivo.

L'assassinio di Spatola è legato ad un altro delitto, quello di un innocente pensionato, Giuseppe D'Angelo, che venne ammazzato solo per uno scambio di persona: i boss gli spararono il 22 agosto del 2006, mentre era davanti a una bancarella di frutta e verdura a Sferracavallo, proprio perché lo confusero con Bartolomeo "Lino" Spatola. I Lo Piccolo sono stati condannati all'ergastolo per la sua morte.

A svelare i contorni dell'uccisione del boss di Tommaso Natale è stato prima (nel 2008) il pentito Gaspare Pulizzi, che prelevò Spatola vicino allo svincolo autostradale di Isola delle Femmine e, su una moto, lo portò vicino al cimitero di Capaci. Qui trovò Antonino Pipitone (che a sua volta aveva deciso poi di collaborare con la giustizia e parlò dell'omicidio nel 2016), che lo accompagnò nelle campagne di Giardinello. Dove al posto del summit fu eseguita la condanna a morte dei Lo Piccolo.

"Lui non aveva la forza di stare neanche in piedi… era malato, aveva problemi di asma… aveva sempre il fiatone con l’asma… oltre l’età pure…”, raccontò Pipitone per descrivere la facilità con cui il boss di Tommaso Natale venne eliminato. Quel giorno Spatola si era allontanato dalla sua casa e disse alla sorella che sarebbe mancato per qualche ore. Invece non fece mai più ritorno.

Il presunto tradimento imputato alla vittima dai boss Lo Piccolo era legato al fatto che Spatola si sarebbe avvicinato a Rotolo, in particolare in relazione alla spinosa questione del rientro degli "scappati", rifugiatisi negli Stati Uniti dopo la seconda guerra di mafia per salvarsi la pelle. Un contrasto che, come è emerso nelle ultime inchieste, è stato abbondantemente superato in Cosa nostra, con il ritorno "pacifico" a Palermo di diversi mafiosi.

I Lo Piccolo e Adamo vennero condannati in primo grado il 13 dicembre del 2018. Tutti fecero ricorso alla Corte d'Appello, mettendo soprattutto in discussione l'attendibilità dei pentiti sulla ricostruzione dell'omicidio. I giudici però confermarono integralmente la sentenza del gup il 24 ottobre del 2019. Soltanto Adamo ha poi fatto ricorso alla Cassazione, ancora una volta contestando le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia, specialmente quelle di Pipitone.

Secondo la difesa, infatti, il pentito avrebbe potuto conoscere perfettamente la ricostruzione fornita da Pulizzi 8 anni prima ed uniformarsi per risultare credibile. Tanto che, come Pulizzi, Pipitone affermò per esempio che Spatola sarebbe stato sepolto con una bottiglia di whisky e un coniglio che però al momento del rinvenimento del cadavere non furono mai trovati. I giudici della Suprema Corte hanno invece ritenuto ben motivata e logica la sentenza d'appello, respingendo quindi perché "infondato e quindi inammissibile" il ricorso di Adamo, che è stato pure condannato a versare 3 mila euro Cassa delle ammende. 

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