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Venerdì, 19 Aprile 2024
Mafia

Il giudice sull'omicidio di Nino Agostino: "Ucciso perché dava la caccia ai boss latitanti"

Le motivazioni della sentenza con la quale a marzo il capomafia Nino Madonia è stato condannato all'ergastolo anche per l'uccisione della moglie del poliziotto, Ida Castelluccio, che era incinta. Il duplice delitto risale al 5 agosto del 1989. Il gup mette in evidenza anche il "tentativo non riuscito di depistaggio da parte di Giuseppe Graviano"

Sarebbe stato ucciso da Cosa nostra "perché cercava boss latitanti", questo scrive il gup Alfredo Montalto nelle motivazioni della sentenza per il duplice omicidio del poliziotto Nino Agostino e di sua moglie Ida Castelluccio, incinta di cinque mesi, avvenuto il 5 agosto del 1989. Il giudice, davanti al quale il processo si è svolto con il rito abbreviato, ha inflitto l'ergastolo al boss Nino Madonia. Altri due imputati, il boss Gaetano Scotto e Francesco Paolo Rizzuto, accusato di favoreggiamento, hanno scelto il dibattimento e sono stati rinviati a giudizio a 32 anni dai fatti.

La caccia ai latitanti "viene prevalentemente, anche se non esclusivamente, indicata dai collaboratori di giustizia, quale causa della decisione mafiosa di uccidere il poliziotto", scrive ancora il gup. E aggiunge, come riporta l'Adnkronos: "Sono stati acquisiti agli atti anche importantissimi riscontri su questa attività di Agostino che si rivelano assolutamente significativi, se non decisivi, per confermare l'attendibilità delle dichiarazioni soprattutto perché l'attività di ricerca dei latitanti non rientrava tra i compiti di servizio assegnati ad Agostino nel commissariato dove lavorava e, pertanto, non vi è traccia documentale, ma è stata svolta da Agostino come da altri su sollecitazioni e stimolo, ovviamente informali, di appartenenti ai servizi di sicurezza".

Ma, per Montalto, emergerebbe anche un altro movente "come emerge dalle dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia, una ulteriore possibile concomitante ragione dell'uccisione", che sarebbe "collegata ad alcuni rapporti che Cosa nostra, e nel caso specifico la cosca dei Madonia, intratteneva con esponenti importanti delle forze dell'ordine soprattutto collegati ai servizi di sicurezza dello Stato". Il giudice fa riferimento anche alle dichiarazioni di Giovanni Brusca secondo cui i Madonia "riuscivano ad avere notizie da talpe interne alla questura di Palermo riguardo anche a coloro che erano dediti alla ricerca dei latitanti".

Nelle motivazioni della sentenza, che sono state depositate stamattina, viene rimarcato anche un "tentativo di depistaggio intervenuto ad opera di uno dei più noti esponenti mafiosi in stato di detenzione, Giuseppe Graviano". E prosegue: "Graviano il 14 luglio 2020 ha rimesso dalla casa circondariale di Terni nella quale si trovava detenuto, alla Corte d'Assise di Reggio Calabria che lo stava processando per alcuni delitti omicidiari commessi in quel territorio, una memoria difensiva nella quale, tra i molti temi affrontati, vi sono anche specifici riferimenti all'omicidio" Agostino-Castelluccio.

Nella memoria si legge che "l'omicidio Agostino si inserirebbe in un unico contesto che muove dall'omicidio del padre di Graviano, Michele, e giunge sino all'arresto dello stesso Giuseppe Graviano. Secondo il boss i mandanti dell'omicidio Agostino andrebbero cercati tra gli uomini vicini al boss Contorno. Per di più - scrive il gup - Graviano aggiunge che il movente del duplice omicidio andrebbe individuato nelle indagini che Agostino avrebbe iniziato sulla gestione del collaboratore Contorno e nel coinvolgimento dello stesso Agostino nel fallito attentato all'Addaura ai danni di Giovanni Falcone".

Infine il giudice rimarca: "Il memoriale prosegue con alcune elucubrazioni che legherebbero il duplice omicidio alla strage di via D'Amelio ma il cui evidente fine è sempre quello di addossare tutte le responsabilità solo ed esclusivamente ai quei soggetti già indicati come tutti legati a Contorno" e per questo il giudice parla di un "tentativo non riuscito di depistaggio ad altri fini".

La sentenza era stata emessa a marzo ed erano state accolte le richieste della Procura generale, che aveva avocato l'inchiesta dopo l'istanza di archiviazione avanzata dalla Procura.

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