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Sabato, 20 Aprile 2024
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Coca, armi e contanti in casa: il palermitano stimato da Pablo Escobar di nuovo nei guai

La vita di Nino Guzzardi - legato in passato ai corleonesi - sembra perfetta per la trama di una serie tv su narcos, droga e pallottole. Dopo avere scontato 30 anni di carcere sembrava aver cambiato vita: l'indagine della Finanza sull'asse Pescara-Milano ha però svelato i suoi nuovi traffici

Una vita da film. Anzi, da serie tv. E' quella di Nino Guzzardi, palermitano di 63 anni. Volto assai noto alle forze dell'ordine, è stato arrestato dalla guardia di finanza per spaccio e traffico di sostanze stupefacenti e armi tra Abruzzo e Lombardia. Guzzardi, da tempo radicato in provincia di Milano, già in passato era stato coinvolto da numerose e importanti indagini che - hanno spiegato gli inquirenti - "lo hanno inquadrato vicino ai sodalizi criminali corleonesi, attivi nel traffico internazionale di sostanze stupefacenti in stretti rapporti con i cartelli dei narcos colombiani".

L'operazione appena messa a segno sull'asse Pescara-Milano ha riportato all'attualità l'incredibile storia di Guzzardi. Su cui oggi si è soffermato perfino il Corriere della Sera. "La vita di Guzzardi, riletta con gli occhi di oggi, sarebbe perfetta per la trama di una serie tv su narcos, droga e pallottole - spiega il Corsera -. Siciliano trapiantato al Nord dai boss di Cosa nostra negli anni Sessanta e Settanta per gestire il traffico di droga, a lungo emissario in Sud America per la mafia palermitana, a lungo punto di riferimento dei corleonesi del boss Luciano Liggio a Milano. Uno che tra gli anni Ottanta e i primi anni Novanta faceva arrivare dalla Colombia quintali di cocaina con un sistema diventato un marchio di fabbrica della sua famiglia: contenitori di droga agganciati alle chiglie delle navi merci in rotta attraverso l’Atlantico e recuperati dai sommozzatori di Cosa nostra all’ingresso in porto".

A casa di Guzzardi, i finanzieri hanno trovato 50 grammi di polvere bianca e 4 mila euro. Motivo per il quale il gip ha disposto gli arresti domiciliari. Poca roba, rispetto al passato, ma gli inquirenti sono convinti che Guzzardi controllasse ben altri traffici in terra lombarda.

Per capire lo spessore di Nino Guzzardi basta pensare a quello che dicono i pentiti di lui e cioè che era il solo all’epoca a ottenere la cocaina a credito, quindi senza pagarla fino alla consegna, dai cartelli di Medellin guidati da Pablo Escobar. "Dal quale era stimato e apprezzato proprio perché rappresentava gli interessi e i carichi delle le famiglie corleonesi in Sud America - si legge sul Corriere -. Per quella e altre vicende Guzzardi ha scontato in carcere quasi trent’anni".

Il padre, Ciccio, era stato coinvolto nelle indagini sui rapimenti di Pietro Torielli e Luigi Rossi di Montelera, prima di essere ucciso il 26 settembre ‘79 a Cesano Boscone. Ucciso, si disse, per volontà della commissione di Cosa Nostra guidata da Totò Riina. Guzzardi è uscito dal carcere cinque anni fa. Secondo il Corriere "ha abbandonato la vita del narcos dei due mondi e intrapreso da luglio una ben meno cinematografica carriera di operaio addetto alla manutenzione dei servizi cimiteriali di Rozzano per conto di una cooperativa. Reinserimento sociale che apparentemente era filato regolare in questi ultimi anni. Tanto che l’indagine della procura di Pescara che lo vede accusato di armi e droga, e per la quale è finito martedì ai domiciliari a Trezzano, è sembrata un fulmine a ciel sereno". Fulmine che squarcia un velo sui nuovi scenari della mafia palermitana a Milano e della sua difficile "coabitazione" con i calabresi.

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