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Sabato, 20 Aprile 2024
Mafia

In via D'Amelio Salvatore Borsellino abbraccia Gaspare Mutolo: "Oggi è un'altra persona"

Speciale Non è l’arena, l’ex autista di Totò Riina negli studi di Giletti ha mostrato per la prima volta la sua faccia in tv: "Cosa nostra ha firmato la mia condanna a morte? So a cosa vado incontro. Fino a 50 anni ho fatto del male, dopo i 50 anni ho fatto del bene". Così sul boss corleonese: "Era dolce, poi diventò feroce per stare in mezzo alle belve"

L'abbraccio tra Gaspare Mutolo e Salvatore Borsellino in via D'Amelio è stato uno dei momenti salienti del primo appuntamento stagionale con gli speciali di "Non è l'arena", andato in onda ieri sera su La7. Massimo Giletti ha messo al centro del programma l'argomento della mafia: ha intervistato Mutolo in studio e si è recato a Palermo, dove ha fatto incontrare l'ex killer ed autista di Totò Riina con il fratello di Paolo Borsellino, Salvatore.

Mutolo mostra il suo volto in tv: il video

Il titolo scelto per l'appuntamento di ieri sera è stato eloquente: “Fantasmi di mafia”. Mutolo, che adesso è uscito dal programma di protezione, ha mostrato per la prima volta la sua faccia in tv. "Lo faccio per dare un esempio - ha detto Mutolo -. Cosa nostra ha firmato la mia condanna a morte? So a cosa vado incontro. Sono contento di aver preso questa strada. Fino a 50 anni ho fatto del male, dopo i 50 anni ho fatto del bene. E' giusto che adesso mi si veda. Ora mi sento bene ma sarei stato più contento se avessi avuto mia moglie accanto a me. Lei avrebbe condiviso la scelta di farmi vedere così. Aveva scoperto qualcosa di buono in me prima di tanti altri". Giletti ha puntualizzato: ”Ma noi non possiamo dimenticare che lei era un killer e che ha ucciso per Cosa nostra”.

L'ex autista di Riina ha poi raccontato anche il suo primo incontro con l'ex Capo dei capi: "L'ho conosciuto per la prima volta nel 1965 in carcere. Mi hanno portato nella cella con lui. Aveva fascino, ne è nato un rapporto bello. Aveva carisma e non si arrabbiava mai. Per me aveva un carattere dolce, mite ed era saggio. Ha subito delle umiliazioni da Luciano Liggio e si vendicò. Era un uomo deciso ed è diventato feroce perché gli altri mafiosi intorno a lui erano feroci. Lui era in mezzo alle belve. Io ero l'unico che lo faceva vincere a carte. Per me è stato come un padre. Quando mi sono sposato mi ha fatto regalare 50 mila lire da ogni capimafia".

Poi ha parlato del suo pentimento. "Dopo aver saputo della morte di Paolo Borsellino ho detto: 'Ora ho un motivo in più per collaborare'”, ha ammesso Gaspare Mutolo. E a Palermo c'è stato l'abbraccio con Salvatore Borsellino, che ha dichiarato: "Oggi lui è sicuramente un'altra persona. So che sarò attaccato per aver abbracciato Gaspare Mutolo". Così invece sulla strage di via d'Amelio: "Non è stata la mafia ad uccidere Paolo Borsellino" 

E ieri sera c'è stato spazio anche ad altri nomi e storie. Come quella, ad esempio, di Salvatore Baiardo: noto come “il gelataio piemontese”, gestiva personalmente la latitanza dei Graviano. L’intento di Giletti è stato quello di fornire ipotesi concrete su dove siano finiti i documenti del nascondiglio di Riina in via Bernini a Palermo. Con un interrogativo: sono, come dicono, nelle mani del pericoloso latitante Matteo Messina Denaro?
 

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