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Provenzano sarà cremato, Pennisi: "Una preghiera non si nega a nessuno"

I familiari hanno ottenuto la restituzione della salma che verrà cremata a Milano. Il questore Guido Longo ha vietato i funerali in chiesa "per ragioni di ordine pubblico". L'arcivescovo di Monreale: "Ma il feretro sarà benedetto"

Non accenna a fermarsi l'eco per la morte del boss Bernardo Provenzano, scomparso ieri all'età di 83 anni. Ben presto sono nate le polemiche sia per le sue condizioni di salute - da alcuni ritenute incompatibili con il carcere duro - sia sui funerali. I familiari del boss hanno chiesto e ottenuto l'autorizzazione alla restituzione della salma e alla cremazione, che avverrà a Milano. Poche ore prima il questore Guido Longo aveva vietato i funerali in chiesa "per ragioni di ordine pubblico".

Il padrino, condannato all'ergastolo e detenuto con il regime del 41 bis, era malato da tempo ed è deceduto all'ospedale San Paolo di Milano dove era ricoverato. La notizia della sua morte ha fatto il giro del mondo. In poche ore l'hashtag #provenzano è diventato top trend, quotidiani di tutte le nazioni hanno diffuso la notizia.

"La mia decisione di vietare i funerali a Bernardo Provenzano è legata alla 'pubblicizzazione' dell'evento, non certo al sacramento - ha poi precisato Longo -. Vietare le esequie in chiesa e il corteo funebre è appunto legato al carattere 'pubblico' della cerimonia, ma nessuno si sogna di impedire un momento di preghiera privato nel cimitero ai familiari".

Il questore ha così voluto placare la polemica che era nata proprio per il divieto. L'arcivescovo di Monreale Michele Pennisi, la diocesi da cui dipende Corleone, aveva prontamente sottolineato che "Il divieto dei funerali pubblici è un modo per evitare l'esaltazione del defunto. Ma la preghiera non può essere proibita dal questore. Il cappellano del cimitero di Corleone o un altro sacerdote benedirà il feretro e ci sarà un momento di preghiera. Una preghiera non si può negare a nessuno". 

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