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La commissione parlamentare: "Morte Attilio Manca fu omicidio di mafia legato a contatti con Provenzano"

La relazione dei deputati dell'Antimafia sul caso dell'urologo che avrebbe negato le cure al superboss e che, a 34 anni, venne trovato privo di vita in casa nel 2004

"La morte di Attilio Manca è legata a probabili contatti avuti con Bernardo Provenzano". Una "ipotesi assai verosimile" per la Commissione parlamentare antimafia che, dopo averla approvata sul finire della scorsa legislatura, ha reso pubblica la relazione su "Nuovi elementi emersi circa la morte di Attilio Manca". Ben 136 pagine incentrate sul caso dell'urologo dell'ospedale di Belcolle, originario di Barcellona Pozzo di Gotto (Messina), trovato morto nel 2004 nella sua casa di Viterbo a 34 anni, che avrebbe negato le cure al superboss corleonese.

"Uno dei casi che si sono verificati nel nostro paese - scrive la Commissione - che non sono stati chiariti dall’autorità giudiziaria". Un caso ritenuto un'overdose da eroina. Ma la famiglia Manca da sempre sostiene la tesi secondo cui sarebbe stato ucciso per coprire un intervento subito da Provenzano a Marsiglia, in Francia. Per la Commissione, però, "non è stato possibile determinare il momento esatto in cui le vite del medico e del latitante si siano incrociate".  Secondo i membri della Commissione, "nonostante i media abbiano rilanciato, come ipotetico momento di contatto tra Attilio Manca e Bernardo Provenzano, l’operazione chirurgica avvenuta in Francia, le ipotesi non si esauriscono certamente con l’intervento di prostatectomia. Il medico avrebbe potuto, su richiesta della famiglia mafiosa barcellonese, provvedere all’individuazione del chirurgo francese (avendo egli studiato e lavorato in Francia per diverso tempo). Potrebbe essere stato il medico scelto inizialmente dal latitante per eseguire l'intervento e ciò giustificherebbe il rientro di Provenzano in Italia a seguito della biopsia. Potrebbe essere stato il medico a cui si rivolsero esponenti e referenti dell’articolazione barcellonese di Cosa Nostra per effettuare la visita di controllo a tre mesi dall’intervento. Potrebbe essere stato, infine, il medico che, nella situazione d’urgenza in cui venne a trovarsi il boss mafioso, descritta dal collaborante Stefano Lo Verso, ebbe a prestargli le cure d’emergenza.  

"È evidente, pertanto - ritiene la Commissione -, che il fatto per cui il nome e/o la presenza di Attilio Manca non siano emersi dalle indagini condotte dall’autorità giudiziaria di Palermo sulla trasferta francese di Bernardo Provenzano non solo non è dirimente, ma risulta insufficiente per affermare che il medico e il latitante non ebbero mai contatti".  

La relazione della Commissione antimafia è un elemento in più a sostegno della tesi della famiglia. Una ricostruzione che, però, finora non ha mai trovato riscontro nelle varie indagini fatte sul caso.  La Commissione scrive che la morte di Manca è "imputabile a un omicidio di mafia" e "l’associazione mafiosa che ne ha preso parte (non è chiaro se nel ruolo di mandante o organizzatrice o esecutrice)" è "da individuarsi in quella facente capo alla famiglia di Barcellona Pozzo di Gotto".

Per la Commissione antimafia l'omicidio è "l'unica ipotesi ragionevole e priva di contraddizioni con i dati obiettivi delle modalità della morte di Manca, le informazioni fornite dai collaboratori di giustizia, gli elementi raccolti sui contatti fra la latitanza di Provenzano e il territorio di Barcellona Pozzo di Gotto e della provincia di Messina e, infine, le considerevoli opacità su aspetti rilevantissimi riguardanti le cure sanitarie in favore del latitante corleonese".

Fonte: ViterboToday

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