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Venerdì, 29 Marzo 2024
Mafia

Mafia a Montelepre, Teresi ai boss: "I politici vi prendono in giro"

Ma il Procuratore si rivolge anche agli esponenti di Cosa nostra: "Gli accordi si sono rivelati fallimentari, ma a pagare lo scotto siete voi". I retroscena delle richieste di pizzo per la palestra e il parcheggio multipiano

“Non esiste una vecchia e una nuova mafia, una mafia buona e una cattiva”. Sono le parole del Procuratore Aggiunto Vittorio Teresi che ha coordinato le indagini dei carabinieri di Monreale, “Nuovo mandamento”, che hanno portato in tre diverse operazioni ad arrestare oltre sessanta persone. Oggi sono finite in manette le ultime sette, tra cui l’autista dell’ex sindaco di Montelepre Tinervia. (I NOMI DEGLI ARRESTATI)

L’operazione ha documentato la riorganizzazione territoriale di Cosa nostra nella parte occidentale della provincia di Palermo con la creazione di una nuova sovrastruttura di coordinamento, individuata nell’area di Camporeale, dei due storici mandamenti mafiosi di San Giuseppe Jato e Partinico. “Dalle indagini – ha spiegato Teresi – è emerso come la mafia non ha smesso mai di controllare il suo territorio attraverso estorsioni e attraverso i contatti con i politici. Lancio un appello ai capi di Cosa nostra e chiedo loro: come fate ad avere rapporti con le istituzioni quando a pagare lo scotto siete solo voi che non fate altro che accumulare ergastoli in carcere. Non siete stanchi? A chi giova il vostro sforzo se non solo a chi sta fuori?”. Poi un appello è stato rivolto anche ai politici: "Che la smettano di cercare i voti dei mafiosi”.

IL VIDEO CON LE INTERCETTAZIONI

Durante il duro lavoro che ha richiesto questa operazione due sono i dati importanti emersi con chiarezza di fronte alle forze dell'ordine: la pressione estortiva della mala vita organizzata non accenna minimamente a diminuire ma, buona notizia, il muro d'omertà delle vittime è molto più facile da abbattere. Ed è evidente che quest'ultimo fattore ha agevolato parecchio il lavoro dei carabinieri che si sono trovati investiti di una grande fiducia da parte degli imprenditori.

L’ESTORSIONE PER I LAVORI DELLA PALESTRA DI MONTELEPRE. Nel corso dell’indagine è stata intercettata una conversazione tra Giuseppe Lombardo, all’epoca reggente della famiglia di Montelepre, e Francesco Vassallo, esponente della famiglia di Altofonte. Nel corso di tale conversazione il primo raccontava al suo interlocutore una vicenda risalente nel tempo e riferita all’imposizione del pizzo che lui aveva esercitato nei confronti di un imprenditore di Misilmeri, che si stava occupando, nell’estate del 2008, del rifacimento esterno della palestra comunale di Montelepre. Si tratta, in sostanza, della conversazione sulla base della quale il gip aveva già disposto la misura cautelare in carcere del sindaco Giacomo Tinervia, ritenuto responsabile in concorso di estorsione aggravata e continuata (accusa ad oggi decaduta) e concussione. L’ipotesi iniziale si fondava come detto su una principale fonte di prova, ovvero la conversazione tra Vassallo e Lombardo, in cui si parlava della sospensione forzata dei lavori, al fine di indurre l’imprenditore a sottostare alla richiesta estorsiva, e di un incontro tra il Sindaco Tinervia e Giuseppe Lombardo per il tramite di Salvatore De Simone (autista del Sindaco e zio del capomafia) nel corso del quale i due avrebbero stabilito come suddividere la somma di denaro, in parte da destinare alle casse dell’organizzazione criminale ed in parte nella casse del Municipio.

L’AUTISTA DEL SINDACO. Il proseguo delle indagini delineava ulteriormente la condotta proprio dell'autista del Sindaco. Infatti, dalla ricostruzione emerge che l’imprenditore, dopo la sospensione forzata dei lavori, si sarebbe recato presso il Palazzo del Municipio per chiedere al Sindaco come si sarebbe dovuto comportare. L’incontro sarebbe avvenuto al di fuori del Comune, nella parte antistante, alla presenza anche di altri Assessori. Nella circostanza, il Sindaco, che aveva subito inteso di chi l’imprenditore stesse parlando sulla base della descrizione che egli gli fece della persona che aveva costretto gli operai ad interrompere i lavori, concordò con lo stesso imprenditore di trattare la questione con il suo autista. Il giorno successivo, infatti, De Simone si presenta al cantiere, spiegando all’imprenditore che per “sistemare la questione” avrebbe dovuto pagar a Cosa nostra ed al Comune, per svolgere feste e piccoli lavori di ristrutturazione e manutenzione del centro urbano, il 3% del totale dei lavori che ammontava a 800 mila euro circa, corrispondente a 24 mila euro.

IL PARCHEGGIO MULTIPIANO A MONTELEPRE. Già nel corso dell’operazione dell’8 aprile scorso erano stati tratti in arresto i responsabili delle richieste estorsive nei confronti degli imprenditori che si stavano occupando di costruire un parcheggio multipiano a Montelepre. Un’opera importante per la comunità di Montelepre, per un valore complessivo di un milione di euro circa, e per la quale i responsabili di cosa nostra avevano richiesto in questo caso non il solito 3% di pizzo, per costringere le imprese a “mettersi a posto” con l’organizzazione criminale, bensì un 5% da suddividere fra la famiglia di Montelepre ed il mandamento di San Giuseppe Jato.

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