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Messina Denaro diserta un altro processo, il suo alter ego Bonafede non risponde al gip

L'ex superlatitante ha rinunciato a partecipare in videocollegamento all'udienza preliminare in cui è imputato a Palermo con boss e gregari agrigentini. Il geometra che gli ha prestato l'identità, arrestato per mafia e che inizialmente aveva fatto delle ammissioni, durante l'interrogatorio ha invece scelto il silenzio

Come già era già accaduto subito dopo l'arresto, anche oggi l'ex superlatitante Matteo Messina Denaro avrebbe potuto partecipare in videocollegamento dal 41 bis ad un processo che si svolge a Palermo, ma ha deciso di rinunciare, mentre contestualmente il suo alter ego, il geometra Andrea Bonafede, interrogato dal gip Alfredo Montalto, ha deciso di avvalersi della facoltà di non rispondere. Nei giorni scorsi, invece, quando la stessa coincidenza si era creata con l'autista del capomafia, Giovanni Luppino, questi aveva deciso di rispondere alle domande del giudice. 

Il vero Bonafede: "L'ho incontrato per strada e mi ha chiesto aiuto"

Il processo a cui avrebbe potuto prendere parte Messina Denaro è l'udienza preliminare nata da un inchiesta sulla mafia agrigentina in cui, tra gli altri, è imputata anche l'avvocato Angela Porcello. La posizione del boss era stata in precedenza stralciata proprio perché era ancora latitante. L'altra volta, due giorni dopo la cattura, avvenuta alla clinica La Maddalena lo scorso 16 gennaio, era invece imputato nel processo d'appello a carico dei mandanti della stragi del 1992 in corso a Caltanissetta (il capomafia è stato condannato in primo grado all'ergastolo). E, anche in quel caso, aveva deciso di non partecipare all'udienza.

Bonafede, l'uomo che ha prestato l'identità a Messina Denaro - secondo l'accusa - almeno da luglio del 2020, consentendogli non solo di accedere alle cure sanitarie, ma anche di comprare una casa (il covo di vicolo San Vito, a Campobello di Mazara) e due macchine, era già stato sentito dal procuratore aggiunto Paolo Guido la sera stessa della cattura dell'ultimo dei Corleonesi, facendo delle ammissioni. Aveva raccontato di aver incontrato per strada a Campobello di Mazara il mafioso circa un anno fa e che questi gli avrebbe chiesto aiuto proprio per via dei suoi problemi di salute. Una versione ritenuta inverosimile e non credibile sia dalla Procura che dal gip che ha disposto per lui il carcere con l'accusa di associazione mafiosa. Durante l'interrogatorio di stamattina, al quale ha partecipato il sostituto Pierangelo Padova, l'imdagato ha deciso invece di avvalersi della facoltà di non rispondere.

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