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Mafia, a processo in 36 tra presunti boss e gregari: chiesti 300 anni di carcere

Davanti al gup Sestito esponenti dei mandamenti di Villagrazia, San Giuseppe Jato e Monreale. Arrestati tra 2015 e 2016, sono accusati a vario titolo di associazione mafiosa, estorsione e danneggiamento

Trantasei imputati e la richiesta, complessiva, di 300 anni di carcere. Alla sbarra, davanti al gup Fernando Sestito, siedono presunti boss e gregari dei mandamenti "caldi" della provincia: Villagrazia, San Giuseppe Jato e Monreale. Arrestati nel 2016, sono accusati a vario titolo di associazione mafiosa, estorsione, danneggiamento.

Queste le richieste di pena avanzate dai pm Siro De Flammineis, Francesco Del Bene, Amelia Luise: Gregorio Agrigento (14 anni), Antonino Alamia (16 anni), Ignazio Bruno (18 anni), Onofrio Buzzetta (12 anni e 8 mesi), Pietro Canestro (4 anni), Giovan Battista Ciulla (14 anni), Giuseppe D'Anna (16 anni), Sergio Denaro Di Liberto (12 anni), Giovanni Di Lorenzo (16 anni), Vincenzo Ferrara (4 anni), Antonino Giorlando (13 anni e 4 mesi), Umberto La Barbera (4 anni), Giovan Battista Licari (8 anni), Tommaso Licari (10 anni), Domenico Lo Biondo (6 anni), Nicola Rinicella (8 anni e 8 mesi), Giuseppe Riolo (8 anni), Girolamo Spina (9 anni e 4 mesi), Giuseppe Buscemi Tartarone (9 anni e 4 mesi), Pietro Mulè (4 anni), Andrea Marfia (8 anni), Giovanni Battista Inchiappa (8 anni), Salvatore Terrasi (8 anni), Andrea Di Matteo (10 anni), Giuseppe Serbino (10 anni), Ettore Raccuglia (2 anni), Sebastiano Andrea Marchese (3 anni e 4 mesi), Domenico Lupo (8 anni), Salvatore Lupo (12 anni), Giovanni Pupella (10 anni), Antonino Serio (8 anni e 8 mesi), Piero Lo Presti (8 anni), Alberto Bruscia (10 anni), Francesco Balsano (14 anni), Salvatore Billetta (10 anni), Carlo Montalbano (un anno e 4 mesi).

Durante le indagini dell'operazione denominata "Monte Reale", coordinata dalla Dda di Palermo, è stata registrata in diretta una violenta reazione da parte dei nuovi vertici nei confronti dei vecchi, accusati di avere violato ripetutamente le regole di Cosa nostra (LE INTERCETTAZIONI). Per gli inquirenti, dopo la cattura del vecchio reggente, Gregorio Agrigento, il ruolo era passato a Ignazio Bruno, giovane in piena ascesa, intorno al quale si erano create delle divisioni all'interno del clan. 

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