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Sabato, 20 Aprile 2024
Mafia Resuttana-San Lorenzo

"I soldi dei boss reinvestiti in bar e centri scommesse": in appello 17 condanne e 7 assoluzioni

La sentenza riguarda il processo in abbreviato, nato dall'operazione "Delirio" del 2018, contro i clan di Porta Nuova e Resuttana. I giudici hanno anche concesso degli sconti di pena a 7 imputati

I soldi dei boss di Porta Nuova e Resuttana, soprattutto quelli ricavati con lo smercio di droga, sarebbero stati reinvestiti (e ripuliti) in varie attività commerciali della città, come bar, centri scommesse e compro oro. Questo era emerso nel 2018 con l'operazione della guardia di finanza denominata "Delirio", coordinata dai sostituti Amelia Luise (oggi alla Procura europea, Dario Scaletta e Andrea Fusco). Adesso per 24 imputati processati con il rito abbreviato è arrivata la sentenza d'appello: 7 persone che erano state condannate sono state adesso del tutto scagionate, mentre ad altre 7 sono stati concessi degli sconti.

La prima sezione della Corte, presieduta da Maria Elena Gamberini (il collegio è composto anche da Mario Conte e da Luisa Anna Cattina) ha dunque rivisto il verdetto del gup Clelia Maltese, che era stato emesso il 29 gennaio del 2020. Prima di tutto sono stati assolti Claudio Demma (che aveva avuto 5 anni in primo grado, è difeso dagli avvocati Rosanna Vella e Raffaele Bonsignore), Giovanni Russo (aveva avuto un anno e 4 mesi, è difeso anche lui dall'avvocato Rosanna Vella), Massimiliano Cocco (aveva avuto 2 anni e 4 mesi), Francesco Paolo Trapani (aveva avuto un anno e 4 mesi con la pena sospesa, è difeso dall'avvocato Salvatore Di Maria), Gregorio Palazzotto (aveva avuto un anno in continuazione con un'altra condanna), Giosuè Lo Piccolo (aveva avuto un anno e 4 mesi, è difeso dall'avvocato Alessandro Martorana) e Francesco Lo Re (aveva avuto 4 mesi, è difeso dall'avvocato Vincenzo Giambruno).

Le riduzioni di pena riguardano poi Maurizio Caponetto, al quale in primo grado erano stati inflitti 10 anni e mezzo di carcere per mafia: sussisterebbe invece soltanto il reato di favoreggiamento, secondo i giudici d'appello, e così la condanna è stata ridotta a un anno e 10 mesi (l'imputato è difeso dagli avvocati Domenico La Blasca e Amalia Imbrociano). Uno sconto è stato concesso anche al boss Raffaele Favaloro, la cui pena passa da 11 anni e 2 mesi a 8 anni 2 mesi e 20 giorni e ad Emanuela Milazzo da 3 anni a un anno e 4 mesi con la sospensione condizionale (gli imputati sono difesi dagli avvocati Vincenzo Giambruno e Raffaele Bonsignore). Pene ridotte anche per Giuseppe Pecoraro, da 4 a 3 mesi, Giuseppe Salamone (classe 1962), da 4 anni e 2 mesi a un anno (è stato anche scarcerato, è difeso dall'avvocato Angelo Brancato), per Salvatore Salamone, da un anno un mese e 10 giorni a 8 mesi, Michele Siragusa da 5 anni e 4 mesi a 3 anni.

Per gli altri imputati la sentenza è stata invece confermata: Salvatore Giglio (un anno e mezzo), Antonino Salerno (un anno e 4 mesi), Salvatore Buccheri (4 mesi), Giuseppe Giurintano (4 mesi), Giuseppa Mandarano (un anno e mezzo), Calogero Leandro Naso (4 mesi), Carmelo Naso (4 mesi), Gioacchino Salamone (6 mesi), Giuseppe Salamone (classe 1968, 10 mesi) e Croce Siragusa (2 anni 10 mesi e 10 giorni).

Nell'inchiesta era stato coinvolto anche Giuseppe Corona, ritenuto il "tesoriere" di Cosa nostra, ma è stato processato con l'ordinario. In primo grado, in abbreviato, erano state disposte anche 8 assoluzioni, che la Procura non ha impugnato e sono dunque diventate definitive.
 

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