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Giovedì, 18 Aprile 2024
Mafia

Mafia, 29 condanne per il clan Porta Nuova: vent'anni al boss D'Ambrogio

Il gup ha condannato complessivamente a oltre 230 anni di reclusione 29 dei 30 imputati del cosiddetto processo Alexander, nato dal blitz del luglio 2013. La pena più alta è stata inflitta "all'uomo che voleva prendersi Palermo". Unico assolto Alfredo Geraci

Venti anni al nuovo Capo dei Capi, Alessandro D'Ambrogio: il boss che voleva prendersi Palermo. Il gup ha condannato complessivamente a oltre 230 anni di reclusione 29 dei 30 imputati del cosiddetto processo Alexander, atto d'accusa contro mafiosi ed estorsori del clan di Porta Nuova. Il processo si è celebrato in abbreviato davanti al gup Roberto Riggio. La pena più alta, 20 anni, è stata inflitta al boss Alessandro D'Ambrogio. Unico assolto Alfredo Geraci.

Il processo, istruito dai pm Caterina Malagoli e Francesca Mazzocco, nasce da un'inchiesta che, nel 2013, disarticolò il clan guidato da Alessandro D'Ambrogio, 41 anni, detto "'u nico". Quasi quarant’anni, spregiudicato, temuto, rispettato anche dai mafiosi di spicco. Tutti si rivolgono a lui, per qualsiasi cosa. Dallo sfincione, alle sigarette di contrabbando. Dai motori rubati ai dissidi familiari. Guerra e pace, seta e piombo. Titolare di un'agenzia di pompe funebri a Ballarò, Alessandro D’Ambrogio era il “capo dei capi” del centro storico di Palermo. Una soffocante attività estorsiva. Mille minacce, una sola denuncia: quella del titolare del Mambo Beach di Isola delle Femmine

Il suo controllo del territorio e degli affiliati era tale che per un suo veto nessun uomo d'onore partecipò al matrimonio della figlia di un mafioso con il figlio di un esponente delle forze dell'ordine. A 37 anni diventa il capofamiglia di Palermo centro. Tesse importanti rapporti di estrema collaborazione con le famiglie delle altre zona della città per il traffico di stupefacenti, che presto assume mire internazionali. La Spagna è il trampolino per il Sud America. In mezzo alcune trattative “africane”, condotte a Tunisi (l’affare fallisce per il costo eccessivo). E le riunioni a Villa Pensabene, con tutti gli altri capi. Chiovaro, Caporrimo, Castello.

I contatti si allargano nelle province. Nell’Agrigentino (Sambuca, Sutera), nel Trapanese e nel Nisseno. Il regista è Alessandro D’Ambrogio, boss in ascesa. Stringe mani, saluta: nelle feste popolari di Palermo aveva sempre un posto riservato in prima fila. Un mondo, Ballarò e dintorni, e le sue regole. Tutto passava dalle sue autorizzazioni. Anche per le “stigghiole”.

TUTTE LE CONDANNE: Alessandro D'Ambrogio (20 anni in continuazione con una precedente condanna), Salvatore Alario (un anno e due mesi), Giovanni Alessi (9 anni), Salvatore Asaro (7 anni e quattro mesi), Hamed Bachtobji (4 anni e otto mesi), Andrea Bono (8 anni), Marco Chiappara (10 anni e dieci mesi), Antonino Ciresi (13 anni e otto mesi in continuazione con una precedente condanna), Giuseppe Civiletti (10 anni), Pietro Compagno (2 anni), Gaspare Dardo (7 anni), Giuseppe Di Maio (8 anni), Raffaele Esposito (2 anni), Daniele Favata (10 anni e 8 mesi), Veronica Giordano (otto mesi), Alfredo Geraci (assolto, era difeso dall'avvocato Filippo Gallina), Salvatore Ignoffo (un anno), Attanasio La Barbere (8 anni e quattro mesi), Vincenzo Ferro (12 anni), Francesco Paolo Nuccio (4 anni e due mesi), Ciro Napolitano (4 anni), Giacomo Pampillonia (8 anni), Francesco Scimone (8 anni e quattro mesi), Biagio Seranella (12 anni), Umberto Sisia (10 anni), Pietro Tagliavia (10 anni), Gaetano Rizzo (3 anni), Giacomo Rubino (1 anno e quattro mesi), Carmelo Russo (2 anni), Antonino Seranella (15 anni).

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