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"E' socialmente pericoloso": un anno di sorveglianza speciale all'ex boss Giovanni Brusca

La decisione del tribunale, dopo la richiesta della questura. Lo "scannacristiani" di Cosa nostra, autore tra l'altro della strage di Capaci e dell'omicidio del piccolo Giuseppe Di Matteo, era tornato libero l'anno scorso, dopo un quarto di secolo di detenzione

"E' socialmente pericoloso", questo ha stabilito il tribunale di Sorveglianza per Giovanni Brusca, lo "scannacristiani" di Cosa nostra diventato poi collaboratore di giustizia e scarcerato a maggio dell'anno scorso, dopo un quarto di secolo di detenzione. I giudici, accogliendo la richiesta del questore di Palermo, hanno deciso di sottoporre per un anno l'ex boss alla sorveglianza speciale.

Una scelta neanche troppo clamorosa, quella dei giudici, vista la caratura del personaggio che, tra l'altro, è l'uomo che trent'anni fa azionò il telecomando utilizzato per la strage di Capaci, in cui morirono il giudice Giovanni Falcone, la moglie magistrato, Francesca Morvillo, e gli agenti di scorta, oltre ad essere colui che decise l'uccisione del piccolo Giuseppe Di Matteo, dopo una lunga e terribile prigionia.

In occasione di alcuni permessi ottenuti mentre scontava la sua pena (25 anni), Brusca non aveva sempre rispettato le regole ed in un caso fu addirittura arrestato per estorsione. Nulla di strano, dunque, che venga sottoposto ora, seppure formalmente libero, alla sorveglianza speciale, una misura che viene applicata a tanti condannati per mafia dopo la reclusione.

Il ritorno in libertà di Brusca aveva scatenato molte polemiche, non solo tra i parenti delle vittime di mafia: in tanti avevano ritenuto la pena comunque troppo bassa, nonostante la collaborazione con la giustizia, visti i gravissimi crimini di cui si era macchiato l'ex boss di San Giuseppe Jato. Lui stesso non riuscì mai a dire con precisione quante persone avesse effettivamente ucciso: "Molte più di cento, di sicuro meno di duecento", affermò infatti. Delitti per i quali, nel 2019, chiese pubblicamente scusa.

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