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Clan di Porta Nuova, tre omicidi non bastano: ergastolano torna libero

Francesco Mulè (padre di Massimo e Salvatore, ritenuti esponenti della famiglia mafiosa di Ballarò) ha scontato "solo" 22 anni di reclusione

Era stato condannato da tempo all’ergastolo e in via definitiva per tre omicidi avvenuti durante la guerra di mafia degli anni Ottanta. Un uomo, vicinissimo al clan di Porta Nuova, che in teoria non avrebbe mai più dovuto mettere piede fuori dal carcere. Invece Francesco Mulè, ultrasettantenne, la prigione l’ha lasciata proprio in questi giorni. A conti fatti, ha scontato circa 22 anni di reclusione.

Se Mulè (che peraltro è il padre di Massimo e Salvatore, ritenuti esponenti della famiglia mafiosa di Ballarò) esce, nonostante la condanna al fine pena mai, non è solo per degli sconti ottenuti grazie alla buona condotta e per dei problemi di salute, ma soprattutto per via di una lunghissima querelle giudiziaria, che ha trasformato il suo ergastolo – come quelli di tanti altri in Italia – in una condanna a trent’anni.

La questione giuridica riguarda la legge Carotti del 3 gennaio del 2000, rimasta in vigore fino al 24 novembre di quello stesso anno. A differenza di quanto accaduto prima e dopo, la norma prevedeva che con il rito abbreviato la condanna all’ergastolo dovesse essere commutata in 30 anni. Il processo a carico di Mulè (“Tempesta bis”), come quelli a carico altri uomini di Cosa nostra e di altre organizzazioni criminali, in quel periodo avevano già superato la fase dell’udienza preliminare, che è il momento in cui scegliere eventualmente un rito alternativo. Non era stato possibile dunque per Mulè scegliere l’abbreviato e ottenere gli eventuali vantaggi previsti dalla legge Carotti. Per risolvere questo problema, nel tempo sono stati così introdotti dei correttivi per permettere a tutti quelli che sarebbero stati penalizzati di usufruire del beneficio.

Sulla questione si era pronunciata nel 2009 anche la Corte europea dei diritti dell’Uomo, ma in Italia si era continuato a non riconoscere a tutti coloro che avrebbero potuto averne diritto la conversione dell’ergastolo in una condanna a 30 anni. Finché, un paio d’anni fa, la Cassazione non aveva accolto proprio il ricorso di Mulè e di altri imputati siciliani, chiudendo definitivamente la questione. Molti ergastoli da allora sono stati convertiti e diverse persone, condannate alla massima pena, sono tornate libere. Adesso è toccato anche a Mulè.   

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