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Venerdì, 29 Marzo 2024
Mafia Resuttana-San Lorenzo

"Mi ha costretto a dargli le chiavi di casa e si è preso i mobili", assolto boss accusato dalla nipote

Oltre a Francesco Biondo, del clan di San Lorenzo, scagionati anche altri due parenti. Nel 2013, secondo il pm, avrebbero minacciato e pressato la donna per farsi consegnare i beni, tra cui pure un'auto. L'inchiesta era nata dalla denuncia del marito della presunta vittima, dopo che lei l'aveva lasciato accusandolo di maltrattamenti

Assieme al cognato e a un nipote, il boss di San Lorenzo Francesco Biondo (fratello di Salvatore, detenuto al 41 bis) avrebbe messo a segno due estorsioni un po' particolari: secondo la Procura, infatti, avrebbe costretto un'altra nipote a consegnare una macchina e anche le chiavi della casa che condivideva col marito, per appropriarsi di tutti i mobili. Una storia dove Cosa nostra resta molto sullo sfondo e che trae orgine da dissidi famigliari per la quale i tre imputati sono stati adesso assolti dalla quarta sezione del tribunale.

I giudici hanno scagionato, oltre a Biondo, anche il cognato e il nipote, difesi dagli avvocati Nino Giallombardo ed Alessandro Pergolizzi. Il pm aveva chiesto invece condanne rispettivamente a 11 anni, 5 anni e mezzo e 6 anni e mezzo.

La vicenda al centro del processo risale al 2013, quando una nipote di Biondo avrebbe deciso di lasciare il marito per presunti maltrattamenti e sarebbe così tornata a vivere in casa del padre, assieme agli imputati. Da quel momento il marito avrebbe fatto una serie di denunce, sostenendo che la donna sarebbe stata sequestrata dai suoi parenti, peraltro al culmine di una riunione mafiosa, e che questi oltre a minacciarla ("se ci denunci ti ammazziamo") le avrebbero impedito di vederlo e anche estorto l'auto e la casa. Dagli accertamenti compiuti dopo queste segnalazioni - come ha messo in evidenza la difesa degli imputati - i fatti però non sarebbero mai stati riscontrati.

Nel frattempo, la donna sarebbe tornata col marito (che per fatti collaterali a questa vicenda è a sua volta accusato di stalking e minacce in un altro procedimento) e avrebbe sostenuto anche lei di essere stata costretta a fare ciò che le avrebbero intimato i suoi parenti. Tesi ribadite durante il dibattimento.

Gli avvocati hanno però chiamato in causa un'altra parente che, davanti ai giudici, ha invece negato che i fatti fossero andati come sostenuto dalla donna e dal marito. Non si conoscono ancora le motivazioni della sentenza, ma i giudici hanno stabilito che per i tre imputati, accusati di estorsione (aggravata dall'appartenenza a Cosa nostra per Biondo) e di violenza privata i fatti non sussistono e li hanno assolti.

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