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Giovedì, 28 Marzo 2024
Mafia

Mafia, maxi operazione ad Agrigento: 10 arresti, c'è un palermitano

Si tratta del trentottenne Francesco Centineo. L'inchiesta - denominata "Condor" - ha portato in carcere i nuovi capimafia di due importanti clan mafiosi della provincia agrigentina

Mafia, droga, ed estorsioni. E' di dieci arresti il bilancio della maxi operazione messa a segno dai carabinieri ad Agrigento. A finire ai domiciliari anche un palermitano. Si tratta del trentottenne Francesco Centineo. In azione all’alba di oggi i carabinieri del comando provinciale di Agrigento e del Ros, con il supporto dei militari dei comandi provinciali di Palermo, Trapani, Enna e Caltanissetta, del nucleo carabinieri cinofili e dello squadrone eliportato carabinieri cacciatori, che insieme hanno dato esecuzione ad una ordinanza di custodia cautelare, emessa dal Gip del Tribunale di Palermo su richiesta della locale Dda, a carico di 10 persone (cinque delle quali destinatarie della custodia cautelare in carcere, quattro degli arresti domiciliari ed uno dell’obbligo di dimora) gravemente indiziati, a vario titolo, di associazione di tipo mafioso, estorsione, associazione finalizzata al traffico di stupefacenti.

Le indagini, coordinate dalla Dda di Palermo hanno consentito di acquisire un quadro indiziario sugli assetti mafiosi nel territorio di Favara e quello di Palma di Montechiaro, quest’ultimo caratterizzato – come accertato da sentenze definitive – dalla convivenza della articolazione territoriale di Cosa Nostra e di formazioni criminali denominate "paracchi" sul modello della Stidda. In questo contesto i carabinieri hanno raccolto indizi sul tentativo di uno degli indagati di espandere la propria influenza al di là del territorio palmese, ossia su Favara e sul Villaggio Mosè di Agrigento; sul ruolo di “garante” esercitato dal vertice della famiglia di Palma di Montechiaro a favore di un esponente della Stidda, al cospetto dell’allora reggente del mandamento di Canicattì. 

Raccolti indizi sul controllo delle attività economiche nel territorio di Palma di Montechiaro, con riferimento al settore degli apparecchi da gioco e delle mediazioni per la vendita dell’uva (le cosiddette sensalie); di "messe a posto" a Favara e danneggiamenti a mezzo incendio. E raccolti anche gravi indizi in merito a diversi episodi di spaccio.

L'operazione antimafia - denominata "Condor" - ha portato in carcere i nuovi capimafia di due importanti clan mafiosi della provincia di Agrigento. Si tratta di Nicola Ribisi, 42 anni, di Palma di Montechiaro, che ha già scontato una condanna a 5 anni e 4 mesi per associazione mafiosa dopo un arresto nel 2009 ed è stato di recente tirato in ballo dal pentito Giuseppe Quaranta, e di Giuseppe Sicilia, 43 anni, già detenuto per vicende di mafia. 

In carcere sono finiti pure: Giuseppe Chiazza, 42 anni, di Palma; Domenico Lombardo, 31 anni, di Agrigento e Baldo Carapezza, 27 anni, di Palma, operaio. Ai domiciliari - come detto - Francesco Centineo, 38 anni, di Palermo, Ignazio Sicilia, 48 anni, fratello di Giuseppe e già coinvolto in vicende di mafia; Salvatore Galvano, 52 anni, titolare di un deposito giudiziario di auto e già arrestato venti anni fa nell'operazione antimafia "San Calogero" e Giovanni Cibaldi, 35 anni, commerciante di Licata. Obbligo di dimora, infine, per Luigi Montana, 40 anni, di Ravanusa. 

A carico di alcuni degli indagati sono stati acquisiti gravi indizi sull’interferenza esercitata da Cosa Nostra sul lucroso settore economico delle transazioni per la vendita di uva e la progressiva ingerenza in questo comparto da parte della Stidda. In tale ambito sono emersi rapporti del vertice della famiglia mafiosa di Palma di Montechiaro con la ‘Ndrina calabrese dei Barbaro di Platì.

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