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Mafia Arenella-Vergine Maria

"Quella volta che uno prese legnate...": ecco come la mafia gestiva movida e buttafuori

Secondo quanto rivelato dal boss Vitale (detto "u Panda") gli addetti alla sicurezza della discoteca "Il Moro" erano controllati da Alessandro D'Ambrogio, capo di Porta Nuova e ras di Ballarò. Fu lui stesso invece a intervenire per una lite scoppiata in un locale a Sferracavallo

Anche il mondo delle discoteche, e soprattutto quello dei buttafuori, era controllato da Cosa nostra. A confermare gli interessi dei boss sulla movida è Giovanni Vitale, ovvero "Il Panda", che da qualche settimana sta collaborando con gli inquirenti ricostruendo la rete di affari delle cosche. Così i verbali - secondo quanto riporta il Giornale di Sicilia - si riempiono di episodi avvenuti in noti locali cittadini, come il "Moro", o a Sferracavallo.

Secondo quanto rivelato dal collaboratore di giustizia, i buttafuori de "Il Moro" erano gestiti da Alessandro D’Ambrogio, boss di Porta Nuova e ras di Ballarò, rione dal quale arrivavano gli addetti alla sicurezza della discoteca dell’Arenella. Del locale si sarebbe però occupato Domenico Palazzotto, che si lamentava dell’invasione di campo: "Quelli di Ballarò devono venire a lavorare qua; e noi, che siamo di Resuttana?". Il perché è nelle parentele: "D’Ambrogio era il padrino di Fricano, lui l’ha battezzato quando gli hanno bruciato la santina. La discoteca, nella gestione, erano parenti di Fricano, era la figlioccia di Fricano. Qua c’era un pochettino di ingarbuglio, perché loro facevano parte della polizia... c’erano sempre problemi con questo Moro".

E poi ci sono le liti, quelle vere e proprie e a Vitale tocca il ruolo di "mediatore". "Quando c’erano problemi di discoteche ci chiamavano a noi, sempre - racconta Vitale - c’erano liti, ci sono stati tanti eventi nelle discoteche. Tipo una volta prese legnate uno da Fabio Ventimiglia, il fratello di Calogero. In quel giorno c’erano tutti i figli storici di Santa Maria di Gesù, di quelli diciamo che hanno l’ergastolo e lui, Fabio, gli diede uno schiaffo a uno... gli ha fatto male. Siamo nella discoteca che c’era a Sferracavallo, sul molo, non mi ricordo come si chiama". A dare il ceffone era stato un addetto alla sicurezza scelto dai boss. Così "per evitare che ci scappasse il morto", al cospetto di Totuccio Profeta, lo stesso Panda portò non il vero responsabile ma una sorta di figurante, poi "perdonato". "Invece di Ventimiglia - racconta il Panda - gli portai Salvo D’Alessandro, perché era più basso. Appena quello vedeva Fabio Ventimiglia, che era una montagna a confronto di quello che abuscò, succedeva un guaio. Ventimiglia - spiega - non gliene voleva alzare, mani. Ma ‘sto ragazzo, mentre Ventimiglia era davanti, prese e gli diede uno schiaffo dietro, quello si girò...".


 

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