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"E' vicino ai Graviano e ai boss di Trabia", beni per 100 milioni confiscati al costruttore Finocchio

L'imprenditore 89enne avrebbe investito i soldi dei padrini. Dopo la sentenza della Cassazione passano allo Stato definitivamente sei imprese, 17 rapporti finanziari e 377 immobili tra ville, abitazioni, box e complessi residenziali anche in provincia

Beni per oltre cento milioni di euro sono stati confiscati dalla guardia di finanza al costruttore Gaspare Finocchio, 89 anni. Il provvedimento è divenuto irrevocabile dopo una sentenza della Cassazione, ed è stato emesso dalla sezione Misure di prevenzione del tribunale su richiesta della Direzione distrettuale antimafia. Passano allo Stato definitivamente sei imprese, 17 rapporti finanziari e 377 immobili: terreni, ville, abitazioni, box e magazzini, oltre ai complessi realizzati a Brancaccio e alle ville di "Torre Roccella", a Campofelice di Roccella. 

Finocchio è stato condannato dalla Corte di Appello di Palermo con sentenza del 5 luglio 2007 a 7 anni e 3 mesi di reclusione per associazione mafiosa. Era stato arrestato nel novembre del 2003, insieme al figlio Giuseppe e ai fratelli Diego e Pietro Rinella, ritenuti "al vertice della famiglia mafiosa di Trabia".  

VIDEO | Soldi della mafia investiti in ville, case e box

Per i magistrati Finocchio "era legato alla famiglia mafiosa di Trabia, in favore della quale avrebbe, secondo le evidenze giudiziarie e plurime dichiarazioni di collaboratori di giustizia, subordinato la sua attività di costruttore, facendosi volutamente artefice di operazioni di reinvestimento dei proventi dell’attività illecita di tale compagine criminale".

Di Finocchio hanno parlato collaboratori di giustizia del calibro di Salvatore Contorno, Tullio Cannella, Giovanni Brusca e Giovanni Drago, i quali hanno affermato nel tempo che il costruttore era socio in affari, o comunque "vicino", ad altri esponenti di Cosa nostra palermitana come i Graviano, boss del quartiere Brancaccio. Antonino Giuffrè ha detto che "la costa da Buonfornello a Campofelice è stata terra di conquista e di scempio" per la mafia, che in quegli anni - secondo la ricostruzione degli inquirenti - "investiva nella provincia e proprio in tale ottica Gaspare Finocchio aveva accettato l’intestazione fittizia di alcuni dei beni della famiglia Rinella". 

La Procura di Palermo ha pertanto delegato accertamenti economico-patrimoniali agli specialisti del Gico del Nucleo di polizia economico-finanziaria della guardia di finanza, che hanno evidenziato "una significativa sproporzione, che negli anni '90 ammontava a quasi 6 miliardi di vecchie lire, tra l’ingente valore dei beni e degli investimenti effettuati nel tempo e i redditi dichiarati da Finocchio e dai soggetti ritenuti suoi prestanome, formali intestatari di parte degli asset proposti per la misura ablativa". Da qui, nel 2004, il sequestro dei beni oggi confiscati. 

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