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A 2 anni dal blitz / Bolognetta

Operazione Dominio, due imprenditori condannati a 10 anni per associazione mafiosa

Così ha deciso il gup Giuliano Castiglia per Mario Pecoraro e Carlo Salvatore Sclafani, entrambi di Bolognetta. Con lo stesso provvedimento sono stati assolti altri tre imputati. Due le imprese confiscate

Dieci anni di carcere per due imprenditori di Bolognetta accusati di associazione mafiosa. Il gup di Palermo Giuliano Castiglia ha condannato Mario Pecoraro, 47 anni, e Carlo Salvatore Sclafani, 48 anni, due imprenditori di Bolognetta finiti sotto processo dopo le indagini condotte dai carabinieri con l’operazione Dominio. Con lo stesso provvedimento il giudice ha assolto Giusto Cangialosi (31 anni), Carmelo Giammanco (50), e Mario Giammanco (45), disponendo inoltre la confisca delle imprese Sagin srls e Onoranze funebri Sant’antonio di Pecoraro Mario & co nonché i relativi complessi aziendali. 

Il processo è frutto dell’inchiesta che, a gennaio 2021, aveva portato all’esecuzione di un’ordinanza cautelare nei confronti di Sclafani e Pecoraro, finiti in carcere perché considerati vicini alla famiglia mafiosa. Secondo l’accusa, rappresentata dal procuratore aggiunto Salvatore De Luca e dai sostituti Giorgia Righi e Gaspare Spedale, i due imprenditori - all’indomani dell’arresto di Stefano Polizzi con il blitz Cupola 2.0 - si sarebbero messi a disposizione del capofamiglia, assumendo un ruolo centrale a Bolognetta e, grazie al sostegno della famiglia di Misilmeri, avrebbero ottenuto il monopolio nel settore delle agenzie funebri e dell’edilizia.

Nel provvedimento eseguito allora dai carabinieri di Misilmeri erano emersi dei contatti tra gli indagati e il sindaco in relazione all'affidamento di una appalto per le estumulazioni al cimitero (che sarà poi assegnato senza gara e per "somma urgenza" alla ditta di uno degli indagati), ma anche rispetto al comportamento del capo dell'ufficio tecnico del Comune ("una chiavica" dicevano gli indagati, "un folle", afferma il sindaco) che con la sua attenzione alla "trasparenza" avrebbe ostacolato i piani degli imprenditori accusati di mafia. Appreso dell'inchiesta il sindaco (che non risultava indagato) si era detto estraneo ai fatti "prendendo le distanze dai fatti accaduti" e confidando nel lavoro della magistratura.

Le intercettazioni: "Gli abbiamo dato il voto, è obbligato"

Dal procedimento principale dell'operazione Dominio sono state stralciate le posizioni di alcuni indagati, ai quali ad aprile scorso è stato già notificato l’avviso di garanzia, e inviate alla Procura di Termini Imerese per competenza. Si tratta di Salvatore Matteo Cannella, Pietrina Concetta Cannuccio, Maria Grazia Golfo, Giuseppe Inguì, Pietro Fragale, Maurizio Leonardo Mannino, Antonino Cannella e Vincenzo, accusati a vario titolo di tentata estorsione, falso, per aver tentato in concorso di indurre in errore la Corte d’Appello di Palermo per evitare il fallimento di un’impresa, autoriciclaggio e bancarotta.

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