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Mafia Corleone

Mafia a Corleone, sei condanne in appello: 15 anni all'"erede" di Riina

Confermate quasi del tutto le pene inflitte in primo grado. Anche quella per Rosario Lo Bue, 75 anni, capomafia "all'antica" che secondo l'accusa aveva preso lo scettro che fu di Riina e Provenzano. Nove anni e otto mesi a Vincenzo Pellitteri 

La corte d'Appello di Palermo, Sezione Quarta Penale, al termine di una lunga camera di consiglio ha sostanzialmente confermato le condanne inflitte in primo grado a sei mafiosi corleonesi. Quindici anni sono stati inflitti a Rosario Lo Bue, capomafia di Corleone che secondo gli investigatori avrebbe preso lo scettro che fu di Riina prima e Provenzano poi, nove anni e otto mesi a Vincenzo Pellitteri (la sua pena è stata lievemente ridotta rispetto al primo grado), nove a Roberto Pellitteri e Salvatore Pellitteri di 26 anni, otto anni e otto mesi a Salvatore Pellitteri, 43 anni, sei anni e otto mesi invece per Pietro Pollichino.

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L'indagine che ha portato al processo, coordinata dalla dda di Palermo, è stata condotta dai carabinieri del nucleo investigativo del gruppo di Monreale e dalla compagnia di Corleone e ha colpito il mandamento mafioso di Corleone e delle famiglie di Chiusa Sclafani e Palazzo Adriano consentendo di ricostruire gli assetti di vertice dei clan e i rapporti con le "famiglie" vicine. Secondo l’accusa, Rosario Lo Bue, 75 anni, ufficialmente faceva il pastore, mentre guidava il mandamento che fu di Riina e Provenzano. Secondo i carabinieri di Monreale, era un capomafia all'antica.

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Rosario Lo BueConfermate le statuizioni in favore dei Comuni che si erano costituiti parte civile per i danni di immagine e per la turbativa dell'ordine pubblico determinati dalla azione del gruppo criminale. Le motivazioni saranno rese note tra 90 giorni. Al Comune di Chiusa Sclafani costituito parte civile e difeso dall'avvocato Salvino Caputo è stata riconosciuta una provvisionale di 10.000 euro, oltre al pagamento delle spese sostenuto per il giudizio di appello. "Anche in questa fase - ha affermato Caputo - viene confermato il principio giuridico del risarcimento per i danni subiti dagli enti territoriali per le azioni criminose degli affiliati a Cosa nostra".

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