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Mafia Tommaso Natale

Il pizzo imposto a tappeto e la guerra per il comando a Tommaso Natale, chieste 15 condanne

Il processo in abbreviato nasce dai blitz "Bivio" e Bivio 2" messi a segno l'anno scorso dai carabinieri. I pm hanno invocato 16 anni per il boss Giulio Caporrimo e 6 anni e 8 mesi per suo figlio Francesco. Ricostruite 19 estorsioni

Parlava da solo, il boss Giulio Caporrimo, durante un periodo di esilio a Firenze in cui rimuginava sui nuovi assetti del suo mandamento, dove al posto di un personaggio del suo calibro era stato preferito come capo uno che "è pure della via Pitrè", ovvero Francesco Palumeri. E ne aveva per tutti, Caporrimo, imprecava contro un Cosa nostra composta da "miserabili" e "fanghi", ridotta a "immondizia organizzata", ma anche contro il capomafia Calogero Lo Piccolo. Stamattina per lui la Procura ha chiesto una condanna a 16 anni di carcere.

La richiesta di pena è stata avanzata nell'ambito del processo in abbreviato, che si sta svolgendo davanti al gup Donata Di Sarno, nato dai blitz "Bivio" e "Bivio 2" messi a segno l'anno scorso dai carabinieri. Imputati con Caporrimo, ci sono anche suo figlio Francesco - per il quale è stata invocata una condanna a 6 anni e 8 mesi - e altre 15 persone.

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I sostituti procuratori Dario Scaletta e Felice De Benedittis hanno nello specifico chiesto 16 anni a testa per Antonino Vitamia, Francesco Palumeri, Francesco L'Abbate, 12 anni di carcere ciascuno per Francesco Adelfio, Andrea Mancuso e Vincenzo Taormina, 11 anni e 4 mesi di reclusione per Pietro Ciaramitaro, Michele Zito e Fabio Gloria, 10 anni e 8 mesi per Salvatore Fiorentino, 8 anni per Sebastiano Giordano e 7 anni ciascuno per Giuseppe Rizzuto e Fabio Ventimiglia. Per altri due imputati, Giuseppe Cusimano e Vincenzo Billeci, impossibilitati a partecipare all'udienza di oggi, la requisitoria sarà formulata alla prossima udienza.

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L'inchiesta colpì i clan di Tommaso Natale, San Lorenzo, Partanna Mondello e Zen. Complessivamente i carabinieri avevano ricostruito ben 19 estorsioni, ma alla fine soltanto tre imprenditori taglieggiati hanno deciso di costituirsi parte civile, assieme al Comune (rappresentato dall'avvocato Ettore Barcellona), al Centro Pio La Torre (avvocato Francesco Cutraro), Solidaria e Sos Impresa (avvocato Fausto Maria Amato), Fai e Sportello di solidarietà (avvocati Salvatore Forello e Valerio D'Antoni).

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