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"E' il nuovo capo del mandamento di Pagliarelli", a giudizio il boss Giuseppe Calvaruso e altri 9

Il presunto reggente del clan prima guidato da Settimo Mineo era stato arrestato il giorno di Pasqua dell'anno scorso al suo rientro dal Brasile. A processo anche il suo alter ego, Giovanni Caruso, e diversi dei suoi prestanome, a cominciare dai fratelli Amato, titolari del ristorante "Carlo V" di piazza Bologni

Secondo la Procura, avrebbe il posto a capo del mandamento di Pagliarelli dopo l'arresto del vecchio boss Settimo Mineo, a dicembre del 2018 con l'operazione "Cupola 2.0", ed era stato arrestato il giorno di Pasqua dell'anno scorso, appena tornato dal Brasile: Giuseppe Calvaruso, assieme ad altre 9 persone, molte delle quali ritenute suoi prestanome, adesso è stato rinviato a giudizio dal gup Elisabetta Stampacchia, che ha accolto le richieste dei sostituti Dario Scaletta e Federica La Chioma.

Calvaruso, così come il suo presunto alter ego, Giovanni Caruso, Silvestre Maniscalco, Antonino Calvaruso e Francesco Paolo Bagnasco hanno optato per il rito abbreviato e per loro il processo proseguirà a fine giugno. Altri cinque imputati, Paolo Castelluccio, Giuseppe e Benedetto Amato (titolari del ristorante "Carlo V" di piazza Bologni, che è finito in amministrazione giudiziaria), Maria Benvenuti e Salvatore Matranga hanno scelto invece il dibattimento, che inizierà il 4 luglio davanti alla terza sezionde del tribunale.

Nel processo si sono cosituiti parte civile il Comune, il Centro Pio La Torre, Sos Impresa e Solidaria, assistiti dagli avvocati Ettore Barcellona, Francesco Cutraro, Fausto Maria Amamto e Maria Luisa Martorana.

Il ristorante, il gomme e la Porsche: l'ascesa del boss Calvaruso

L'operazione "Brevis", come fu denominata dai carabinieri, scattò all'inizio di aprile dell'anno scorso, quando Calvaruso tornato a Palermo per Pasqua dal Sud America venne invece fermato per mafia a Punta Raisi. Secondo la Procura avrebbe mantenuto un "profilo basso" e, attraverso Caruso, avrebbe fatto anche affari. A lui, per l'accusa, sarebbero riconducibili il "Carlo V", la ditta edile "Edil Professional srls", una Porsche Cayenne, un gommone "Icon 28S", una Range Rover Sport e tre case in vicolo Castelnuovo. 

Calvaruso ha sempre respinto le accuse e durante l'interrogatorio di garanzia spiegò che lui sarebbe soltanto un imprenditore che cercava di lavorare. Così come diversi dei suoi presunti prestanome - a cominciare dagli Amato - attraverso l'avvocato Marco Giunta che li assiste ritengono di aver dimostrato la totale estraneità di Calvaruso nelle attività e nei beni immobili. 

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