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Brusca chiede di lasciare il carcere, il pg della Cassazione: "Niente domiciliari"

La procura generale, nel parere espresso nella requisitoria scritta, condivide quanto sostenuto dai giudici del Tribunale di sorveglianza, considerando "non ancora acquisita la prova certa e definitiva del suo ravvedimento"

La procura generale della Cassazione dice "no" agli arresti domiciliari per Giovanni Brusca. Il Pg, nel parere espresso nella requisitoria scritta in cui si rigetta la richiesta avanzata dagli avvocati che rappresentano l'ex boss di Cosa nostra, condivide quanto già sostenuto dai giudici del Tribunale di sorveglianza,, considerando "non ancora acquisita la prova certa e definitiva del suo ravvedimento". La decisione dei giudici della Suprema Corte è attesa nelle prossime ore.

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Brusca - l'uomo che materialmente il 23 maggio 1992 diede il comando per far esplodere la bomba che uccise Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e gli agenti di scorta - è in carcere a Rebibbia. I suoi difensori si sono rivolti alla Cassazione sulla base del parere espresso dalla Procura nazionale antimafia secondo cui il boss, dopo 23 anni carcere, può finire di scontare la pena ai domiciliari.

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"E' evidente che le polemiche ci sono, ma sono polemiche che però si scontrano con il diritto, con l'applicazione della legge, con il modo di interpretarla, che non è soltanto una valutazione discrezionale, ma è una valutazione in linea con i principi di diritto che sono affermati dal codice e dalla Costituzione". Commenta all'Adnkronos Federico Cafiero de Raho, procuratore nazionale Antimafia e Antiterrorismo spiegando i motivi del parere favorevole della Procura Antimafia al fatto che l'ex boss mafioso Giovanni Brusca possa finire di scontare la pena agli arresti domiciliari.

"Noi abbiamo espresso un parere conforme a quello della Direzione distrettuale di Palermo - spiega Cafiero de Raho - Un parere favorevole, fondato sulla prossima scadenza della pena, cioè Brusca nel novembre 2021 ha definitivamente scontato tutta la pena e comunque a quella data sarà rimesso in libertà. Le condanne, a seguito del contributo che ha dato nell'ambito dei processi e quindi il ravvedimento che ha evidenziato, si sono mantenute nel limite dei 30 anni e con le riduzioni che ogni anno ci sono finirà di scontare la pena nel novembre 2021", ricorda Cafiero de Raho. "Ha dimostrato di aver seguito in modo sempre corretto il percorso carcerario di rieducazione - sottolinea il procuratore nazionale Antimafia - ha già avuto circa 80 permessi che ha trascorso in casa, con il figlio e il suo primario obiettivo è stato fare in modo che il figlio potesse avere una vita diversa dalla sua: quindi, diversamente da quella che è stata la vita di Brusca, i cui genitori lo hanno incamminato verso la strada mafiosa, lui ha fatto il percorso inverso per impedire che il figlio potesse essere aggregato alla mafia" tanto che il figlio "peraltro pare attualmente inserito in aggregazioni che si muovono nella società civile".

"Con la sua decisione la Cassazione - commenta Maria Falcone, sorella del giudice morto nella strage di Capaci - ha dato una risposta alla richiesta di giustizia dei tanti cittadini che continuano a vedere nella mafia uno dei peggiori nemici del nostro Paese. Se si accetta che per un fine superiore vengano concessi benefici ai criminali che collaborano con lo Stato, resta però inaccettabile - conclude - la concessione di sconti ulteriori a chi si è macchiato di delitti tanto efferati”.

Articolo aggiornato l'8 ottobre 2019 alle ore 09.35

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