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Venerdì, 19 Aprile 2024
Mafia Zisa

Mafia, pizzo e smercio di droga: via al processo per 30 tra boss e gregari del clan di Porta Nuova

Fissata l'udienza preliminare per gli imputati coinvolti nel blitz "Vento", messo a segno 6 giorni dopo l'omicidio di Giuseppe Incontrera, che figurava tra gli indagati. Alla sbarra anche i capi Tommaso Lo Presti "il lungo" e Giuseppe Di Giovanni, fratello Gregorio e Tommaso, ma pure il padre di Emanuele Burgio, eliminato alla Vucciria nel 2021

Gli arresti dei carabinieri erano scattati esattamente sei giorni dopo l'omicidio di Giuseppe Incontrera, eliminato a colpi di pistola in via Imperatrice Costanza, alla Zisa, il 30 giugno scorso, che figurava anche lui nella lista degli indagati. Con l'inchiesta "Vento" la Procura aveva ricostruito non solo l'organigramma del clan di Porta Nuova - di cui Incontrera sarebbe stato uno dei boss emergenti - ma anche gli interessi della cosca nello smercio di droga, dal "fumo" all'eroina, passando per il crack, e diverse estorsioni commesse con metodi estremamente chiari: "Lo sai come funziona, per lavorare devi portare 2 mila euro, altrimenti saliti il materiale, chiudi tutto e te ne vai". Adesso per 30 imputati coinvolti nell'operazione è stata fissata l'udienza preliminare.

Le ultime parole del boss: "Io per Porta Nuova mi faccio ammazzare"

Il processo inizierà tra qualche settimana davanti al gup Cristina Lo Bue e alla sbarra - come richiesto dal procuratore aggiunto Paolo Guido e dai sostituti Giovanni Antoci, Gaspare Spedale e Luisa Bettiol - ci saranno prima di tutto Tommaso Lo Presti "il lungo" (che dopo essere stato scarcerato avrebbe ripreso il comando del clan) e Giuseppe Di Giovanni (fratello dei boss Gregorio e Tommaso). Insieme a loro anche Filippo Burgio, già condannato in passato per aver favorito la latitanza del boss Gianni Nicchi e padre di Emanuele, il giovane ucciso a colpi di pistola alla Vucciria il 31 maggio del 2021, e Giuseppe Auteri, detto "vassoio" e da allora latitante: era infatti riuscito a sfuggire all'arresto e da allora si sono perse le sue tracce.

Anche i boss contro il Reddito: "Non si trovano più picciuttieddi"

Imputati pure Calogero Lo Presti, "zu Pietro", Salvatore Incontrera, figlio dell'assassinato, che assieme al padre avrebbe gestito lo smercio di droga nella zona di piazza Ingastone, Nicolò Di Michele, che avrebbe rifornito di hashish e marijuana tutte le piazze, Antonino Ventimiglia (che sarebbe stato uno dei fornitori autorizzati dal capomandamento), Giorgio Stassi e Antonino Stassi, che avrebbero gestito la piazza di spaccio di via Regina Bianca e anche della Vucciria, assieme ad un altro degli imputati, Leonardo Marino. Anche Roberto Verdone si sarebbe occupato anche lui di via Regina Bianca, in particolare della consegna della droga 24 ore su 24 e a domicilio; Giuseppe Giunta, che avrebbe imposto anche il pizzo e avrebbe gestito lo smercio a Ballarò e al Capo, dove avrebbe operato anche Andrea Damiano. Alla sbarra anche Gioacchino Pispicia, che avrebbe gestito il business nella zona di via Cipressi.

La mappa del pizzo e della droga: "O paghi o levi mano"

Imputati anche Gioacchino Fardella e Antonino Bologna, Domenico Lo Iacono, Salvatore Di Giovanni, Giuseppe D'Angelo, Massimiliano D'Alba, Antonino Fardella, Gaetano Verdone, Francesco Verdone, Marco Verdone, la moglie di Giuseppe Incontrera, Maria Carmelina Massa, Vito Lo Giudice, Francesco Domina, Francesco Cerniglia e Antonino Talluto.
 

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