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Venerdì, 29 Marzo 2024
Mafia Brancaccio

"Il boss Giuseppe Graviano non sta bene e vuole cibo vegetariano", no dei giudici: "E' sano"

Il ricorso del mafioso di Brancaccio bocciato dalla Cassazione. La sua difesa sostiene che abbia problemi di salute e che debba seguire una dieta particolare, evitando pure l'uso di contenitori di plastica, ma per la Suprema Corte "il regime alimentare è dettato solo da un scelta personale, le esigenze mediche non sono mai risultate esistenti"

Secondo la sua difesa avrebbe problemi di salute che lo costringerebbero a dover seguire una dieta vegeteriana e ad evitare che i cibi vengano conservati in contenitori di plastica, ma per la Cassazione, invece, Giuseppe Graviano, il boss stragista rinchiuso da anni al 41 bis, non avrebbe mai documentato alcuna patologia e i suoi "capricci" sui pasti sarebbero legati ad una scelta personale. Ecco perché la prima sezione della Suprema Corte ha deciso di respingere tutte le "pretese" avanzate dal detenuto - comprese quelle legate alla presunta assenza di coperte e alle quotidiane perquisizioni - condannando il mafioso a versare 3 mila euro alla Cassa delle ammende. 

Il collegio presieduto da Enrico Vittorio Stanislao Scarlini ha quindi ritenuto valida e ha confermato la decisione della tribunale di Sorveglianza di Perugia che, il 10 marzo scorso, si era pronunciato sui temi sollevati da Graviano in seguito ad un annullamento con rinvio da parte della stessa Cassazione.

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Al boss di Brancaccio, secondo la sua difesa, sarebbe stato diagnosticato la presenza di un batterio (l'Helicobacter pylori), che può provocare gastrite ma anche ulcere allo stomaco e nel primo tratto dell'intestino, e questo potrebbe derivare dall'utilizzo di contenitori in plastica per il trasporto del cibo. Inoltre, il vitto vegetariano sarebbe stato concesso a Graviano quando era detenuto ad Ascoli Piceno "in ragione delle sue patologie che nel corso del tempo si sono evolute" e negarlo a Perugia sarebbe solo un modo per rendere più afflittiva la detenzione. Sempre secondo gli avvocati del mafioso, poi, il tribunale di Sorveglianza, il 6 maggio dell'anno scorso, "gli ha inibito di fare uso di due coperte personali sicché non ne utilizza alcuna" e, infine, il detenuto sarebbe sottoposto "quotidianamante a perquisizione personale", sia con metal detector che manualmente, anche se questa seconda modalità, in base alle disposizioni del Dap, dovrebbe essere utilizzata solo "quando ci sono fondati sospetti" che il recluso possa detenere oggetti pericolosi.

Per la Cassazione il ricorso è inammissibile. Per quanto riguarda la dieta vegetariana - come si legge nella sentenza - il tribunale di Sorveglianza ha rimarcato "come la richiesta di fruire di tale regime alimentare fosse frutto di una scelta e, contrariamente a quanto assume il ricorrente, non fosse legata ad esigenze mediche, mai risultate esistenti nonostante la copiosa documentazione sanitaria acquisita agli atti, la relazione del dirigente sanitario e la costante cura assicuratagli dai medici penitenziari". Per i giudici "la pretesa di Graviano di fruire di un trattamento diverso da quello assicurato agli altri detenuti è una richiesta che va supportata con le dovute allegazioni". Stesso ragionamento per l'uso dei contenitori in plastica. Per quanto attiene infine alle coperte, la Suprema Corte afferma che sono state chiarite "le ragioni per cui non può essere consentito al detenuto l'utilizzo di corredo proprio, cioè l'assenza di patologie allergiche ed esigenze di sicurezza della vita penitenziaria". Da qui il rigetto del ricorso e la condanna di Graviano.

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