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Negati gli arresti domiciliari, Giovanni Brusca resta in carcere

La decisione è del tribunale di sorveglianza di Roma. Arrestato nel maggio del 1996, l'ex capomafia di San Giuseppe Jato ha poi collaborato con la giustizia. Un cambio di rotta che gli ha permesso di ottenere uno sconto di pena e nel 2022 sarà libero. I legali avevano chiesto di potere scontare a casa la pena residua

Ancora un "no" alla richiesta di detenzione domiciliare avanzata dai legali dell'ex capomafia Giovanni Brusca, da anni collaboratore di giustizia. La decisione è del tribunale di sorveglianza di Roma.

Condannato per decine di omicidi e stragi, tra cui quelle di Capaci e Via D'Amelio, e per aver fatto rapire e uccidere il piccolo Giuseppe Di Matteo, figlio di un pentito, Brusca è stato arrestato nel maggio del 1996. 

Dopo l’arresto, l 'ex capomafia di San Giuseppe Jato ha tentato di depistare gli inquirenti. Poi ha deciso di collaborare con la giustizia confessando numerosi omicidi. Inizialmente condannato all’ergastolo per l’omicidio di Ignazio Salvo, dopo il suo pentimento la pena gli è stata ridotta a 26 anni di reclusione. Sarà libero nel 2022 e per questo ha chiesto un'anticipazione della scarcerazione per buona condotta. 

Recentemente ha dichiarato di essere "una persona diversa" rispetto al passato e di avere occupato il tempo passato in carcere studiando e leggendo molto.

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