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Mafia San Mauro Castelverde

Colpo al clan di San Mauro Castelverde: 7 condanne, inflitti 6 anni al boss Mico Farinella

La sentenza è stata emessa con il rito abbreviato e il processo è nato dall'operazione "Alastra" di giugno 2020. Ci sono anche tre assolti e per un'altra imputata è scattata la prescrizione. Sì al risarcimento per tre Comuni, associazioni ed imprenditori che avevano denunciato il pizzo. L'amministrazione di San Mauro non si è mai costituita parte civile

Secondo la Procura, appena scarcerato nel 2019, lo storico boss Domenico "Mico" Farinella avrebbe ripreso senza alcun problema il suo ruolo al vertice del clan di San Mauro Castelverde. Una ricostruzione che oggi è stata sostanzialmente confermata dal gup Ermelinda Marfia, che ha deciso di infliggere 7 condanne, ma anche di scagionare altre persone. Per un'altra imputata è scattata invece la prescrizione. Sei anni di reclusione proprio per il capomafia (ne erano stati chiesti 18), in continuazione con una precedente condanna, e 12 anni a suo figlio Giuseppe (la Procura ne aveva invocati 20).

Imputati nel processo, che è stato celebarato con il rito abbreviato, oltre ai Farinella, anche Giuseppe Scialabba, che ha avuto la pena più alta, 16 anni, (la richiesta era di 20 anni). Dieci anni a testa ad Antonio Alberti e Francesco Rizzuto (le richieste erano per entrambi di 16 anni), 4 anni in continuazione con una precedente condanna per Gioacchino Spinnato (ne erano stati invocati 14), 8 anni e 10 mesi per Mario Venturella (la richiesta era di 12). Assolti, invece, Rosario Anzalone (è difeso dall'avvocato Michele Rubino, la Procura aveva chiesto 6 anni), Vincenzo Cintura (è difeso dall'avvocato Claudia Profera e la richiesta era di 4 anni) e Arianna Forestieri (erano stati invocati 2 anni). Prescritte infine le accuse nei confronti Francesca Pullarà.

Il giudice ha anche riconosciuto il diritto al risarcimento per le parti civili, ovvero i Comuni di Pollina e Castelbuono (rappresentati dall'avvocato Ettore Barcellona), quello di Castel di Lucio (in provincia di Messina), il Centro Pio La Torre (rappresentati entrambi dall'avvocato Francesco Cutraro) e Sicindutria (difesa anch'essa dall'avvocato Barcellona), oltre a due imprenditori ai quali sarebbe stato imposto il pizzo. Grande assente proprio il Comune di San Mauro Castelverde che non aveva neppure presentato l'istanza per costituirsi contro i mafiosi.

Le intercettazioni: "Se vuoi gli sparo giusto..."

Gli imputati furono tutti coinvolti nel blitz "Alastra", coordinato dal procuratore aggiunto Salvatore De Luca (oggi procuratore capo a Caltanissetta) e dai sostituti Bruno Brucoli e Gaspare Spedale, messo a segno dai carabinieri il 30 giugno del 2020. Il clan era stato smantellato ed erano stati ricostruiti - anche grazie alla collaborazione delle presunte vittime - 11 episodi estorsivi. I boss, secondo l'accusa, avrebbero persino imposto la fornitura di carne dalla macelleria di Scialabba, a Finale di Pollina.

Nell'inchiesta furono coinvolti anche Antonio Giuseppe Di Maggio e l'ispettore della polizia penitenziaria Giuseppe Rubbino, accusato di corruzione perché - secondo gli inquirenti - in cambio di un orologio si sarebbe messo a disposizione di Farinella. Entrambi avevano scelto il dibattimento ed erano finiti a processo davanti al tribunale di Termini Imerese, dove hanno però eccepito la nullità del decreto che disponeva il giudizio. I giudici hanno accolto l'eccezione e il processo è stato azzerato: a breve sarà celebrata nuovamente l'udienza preliminare davanti al gup Nicola Aiello.

Un altro indagato, Pietro Ippolito, che era stato subito scarcerato ed era difeso dall'avvocato Domenico Trinceri, nel frattempo è invece morto di Covid. Anche Anzalone, che oggi è stato assolto, era stato subito liberato. 
 

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