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Venerdì, 26 Aprile 2024
Mafia

Era l'esattore del pizzo dei Lo Piccolo, ma aveva il reddito di cittadinanza: condannato per truffa

Domenico Caviglia, soprannominato "il vichingo" per i suoi capelli biondi, era stato coinvolto in uno dei processi denominati "Addiopizzo". Tornato libero aveva chiesto ed ottenuto il sussidio senza però averne diritto per via dei suoi precedenti. Ora rischia di finire di nuovo in carcere: non gli è stata concessa la sospensione della pena

Condannato in via definitiva per mafia ed estorsione aggravata, per diversi mesi è riuscito ad intascare - senza averne alcun diritto - il reddito di cittadinanza. Domenico Caviglia, 46 anni, soprannominato "il vichingo" per i suoi capelli biondi, un tempo al servizio
del clan di Salvatore e Sandro Lo Piccolo, adesso è stato condannato anche per falso e per truffa ai danni dello Stato.

Aveva patteggiato a febbraio scorso un anno 4 mesi e 20 giorni di reclusione davanti al gup e poi aveva però aveva fatto ricorso in Cassazione: la seconda sezione, presieduta da Giovanna Verga, ha dichiarato inammissibile la sua istanza e - oltre a confermare la sentenza - lo ha anche  condannato a pagare 3 mila euro alla Cassa delle ammende.

Anche i boss di Porta Nuova contro il Reddito: "Non si trovano più picciuttieddi"

Il "vichingo" venne arrestato in una delle inchieste denominate "Addiopizzo" e nate dopo la cattura dei Lo Piccolo, avvenuta nel 2007. Appena finito di scontare la pena aveva fatto presentato la domanda per avere il Reddito e lo aveva effettivamente ottenuto per diversi mesi, intascando complessivamente 1.363,89 euro. Poi, però, a febbraio dell'anno scorso era stata la guardia di finanza a scoprire che non aveva diritto al sussidio ed era stato denunciato per falso e truffa assieme ad altri 144 condannati per mafia, tra cui figuravano anche il boss della Kalsa Antonino Lauricella, detto "u scintilluni", e Bartolo Genova, già reggente del mandamento di Resuttana.

Caviglia ha violato una norma che regola il reddito di cittadinanza e che esclude dal beneficio chi è stato condannato per mafia da meno di 10 anni assieme a tutti i suoi famigliari. Per la verità all'imputato mancavano pochi mesi per essere in regola, ma ha comunque attestato il falso ottenendo il sussidio a cui non aveva diritto e truffando quindi lo Stato.

Il "vichingo" ora rischia pure di dover tornare in cella proprio per questa condanna: alla luce dei suoi precedenti, infatti, non gli è stata concessa la sospensione condizionale della pena. Potrà comunque chiedere una misura alternativa al carcere, ma sempre per quei precedenti, è difficile che riesca ad ottenerla.

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