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Mafia Palazzo Reale-Monte di pietà

I boss Gianni Nicchi e Alessandro D'Ambrogio chiedono uno sconto di pena: no della Cassazione

Le istanze dei due mafiosi, reclusi da tempo al 41 bis, sono state bocciate dai giudici di due diverse sezioni. Entrambi, seppure per motivi diversi, volevano venisse ricalcolata la loro condanna definitiva. A settembre scorso, il capo di Porta Nuova aveva anche impugnato la proroga del carcere duro disposta dal ministero della Giustizia nei suoi confronti

Chiedono una rideterminazione della pena, i boss di Pagliarelli Gianni Nicchi e di Porta Nuova Alessandro D'Ambrogio, reclusi da anni al 41 bis. Vogliono uno sconto, anche attraverso l'applicazione della continuazione tra più condanne, ma i giudici - due diverse sezioni della Cassazione - hanno dichiarato innamissibili i loro ricorsi, condannandoli entrambi a versare 3 mila euro alla Cassa della ammende. D'Ambrogio, il capomafia che qualche anno fa si è pure laureato in Giurisprudenza proprio dietro le sbarre, a settembre dell'anno scorso aveva peraltro anche contestato la proroga del 41 bis nei suoi confronti. Istanza anche questa rigettata dalla Suprema Corte, come era accaduto per altri mafiosi.

D'Ambrogio chiedeva una modifica dell'ordine di esecuzione emesso ad ottobre 2020 dalla Corte d'Appello per vedersi rideterminare la pena, che era stata calcolata in complessivi 19 anni e 8 mesi di carcere, in seguito alla sentenza definitiva del maggio 2019, che aveva già riconosciuto la continuazione con una precedente condanna diventata irrevocabile a maggio del 2012. Secondo D'Ambrogio, l'ordine di esecuzione aveva individuato la pena già espiata in soli 2 anni e non in quella maggiore di 15 anni e 2 mesi.

Ma, come già avevano sostenuto i giudici palermitani rigettando l'istanza a giugno dell'anno scorso, "la carcerazione, che la difesa chiedeva di imputare all'esecuzione in atto, risultava sofferta prima della consumazione dei reati cui si riferiva la condanna in esecuzione". Una decisione che adesso, la prima sezione della Cassazione, presieduta da Angela Tardio, ha ritenuto corretta, dichiarando inammissibile il ricorso del boss.

Una richiesta simile è stata avanzata anche da Nicchi, che ha presentato un ricorso contro l'ordinanza emessa il 2 luglio dell'anno scorso dalla Corte d'Appello, per ottenere anche lui una rideterminazione della pena, con il riconoscimento della continuazione. La prima sezione della Cassazione, presieduta da Carlo Zaza, ha però rigettato il ricorso.

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