Mafia, definitive 11 condanne per il clan di Santa Maria di Gesù e l'ex direttore di sala del Massimo
La Cassazione ha respinto i ricorsi di 8 imputati, mentre 3 avevano rinunciato in precedenza. Disposto anche un nuovo processo per altre 6 persone. Erano tutti coinvolti nel blitz "Brasca" messo a segno dai carabinieri nel 2016. Alfredo Giordano, un tempo impiegato al teatro, dovrà scontare 4 anni e 8 mesi
Diventano definitive 11 condanne per esponenti e gregari del clan di Santa Maria di Gesù, ma anche per l'ex direttore di sala del Teatro Massimo: la sesta sezione della Cassazione ha infatti rigettato i ricorsi di 8 imputati, mentre altri 3 avevano già rinunciato ad appellarsi alla Suprema Corte. I giudici hanno però contestualmente annullato con rinvio la sentenza a carico di altre 6 persone, per le quali occorrerà celebrare un nuovo processo d'appello.
Gli imputati erano stati tutti coinvolti nell'operazione "Brasca" del Ros dei carabinieri, che nel 2016 aveva ricostruito gli organigrammi del mandamento, concentrandosi pure sulle famiglie mafiose di Villagrazia e San Giuseppe Jato, mettendo in evidenza come sarebbero state rispettate le antiche "regole" di Cosa nostra nella gestione delle attività illecite e del potere.
La Cassazione adesso ha dichiarato inammissibili i ricorsi di 8 persone, rendendo quindi definitive le condanne che erano state inflitte l'anno scorso con il rito abbreviato dalla seconda sezione della Corte d'Appello. Nello specifico sono state confermate le pene per Antonino Gioacchino Capizzi (8 anni e 8 mesi), Andrea Di Matteo (6 anni), Fabrizio Gambino (6 anni), Giovanni Messina (6 anni e 10 mesi), per l'ex direttore di sala del Teatro Massimo Alfredo Giordano (4 anni e 8 mesi), per Santi Pullarà (6 anni), Mario Taormina (8 anni e mezzo) e Antonino Carletto (2 anni 8 mesi). Salvatore Di Blasi (già condannato a 6 anni e mezzo), Gregorio Ribaudo e Giovanniu Tusa (a cui erano già stati inflitti 6 anni di reclusione ciascuno) hanno invece rinunciato al ricorso e, dunque, per loro la condanna d'appello è già diventata definitiva.
Per gli altri la Suprema Corte ha invece deciso che venga celebrato un nuovo processo d'appello per valutare la sussistenza di alcuni capi d'imputazione, ma anche la confisca di alcuni beni, accogliendo i ricorsi presentati, tra gli altri, dagli avvocati Domenico La Blasca, Marco Clementi e Jimmy D'Azzò. Si tratta di Antonino Pipitone (già condannato a 14 anni e 2 mesi), Francesco Di Marco (6 anni e mezzo), Antonio Adelfio (7 anni e 4 mesi), Vincenzo Adelfio (9 anni e 4 mesi), Gaetano Di Marco (6 anni e 4 mesi) e Salvatore Maria Capizzi, per quest'ultimo soltanto per quanto attiene alla confisca di una macelleria intestata alla madre, che nulla avrebbe a che vedere con Cosa nostra (ha già scontato la condanna a 2 anni che gli era stata inflitta in precedenza).