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Mafia e pizzo alla Noce e a Cruillas, arrivano 5 condanne e 4 assoluzioni

Gli imputati erano stati coinvolti nell'operazione "Padronanza" messa a segno a giugno dell'anno scorso dalla squadra mobile. Inflitti 10 anni e 8 mesi al presunto reggente del mandamento, Salvatore Alfano. Del tutto scagionato, invece, l'imprenditore Giuseppe Carella

Pagare il pizzo sarebbe stato un gesto da fare "per educazione" o "per cortesia" e, quando qualche commerciante avrebbe opposto resistenza, sarebbe stato colpito con incendi e danneggiamenti. Era emerso con il blitz "Padronanza", messo a segno dalla squadra mobile il 4 giugno dell'anno scorso contro i clan di Cruillas e della Noce e oggi il gup Ermelinda Marfia, al termine del processo che si è svolto con il rito abbreviato per 9 imputati, ha deciso di condannarne 5 e di assolverne 4.

La sentenza è stata emessa nell'aula bunker di Pagliarelli e, nello specifico, sono stati inflitti 10 anni e 8 mesi a Salvatore Alfano, ritenuto il reggente del mandamento e capo della famiglia di Cruillas dopo l'arresto del boss Giovanni Nicoletti, 8 anni a Girolamo Albamonte, 10 anni e 4 mesi a Francesco Di Filippo, che si sarebbe occupato delle estorsioni (la Procura ne aveva chiesti il doppio, l'imputato è difeso dagli avvocati Debora Speciale e Giuseppe Farina), 9 anni e 2 mesi ad Angelo De Luca e 8 anni a Nicolò Zarcone.

Il giudice ha invece deciso di assolvere l'imprenditore Giuseppe Carella, soprannominato "volpino", attraverso il quale i boss - secondo i pm - si sarebbero infiltrati in alcuni appalti, ma anche Baldassare Migliore, Vincenzo Runfolo ed Alfonso Siino.

L'inchiesta è stata coordinata dal procuratore aggiunto Salvatore De Luca e dai sostituti Amelia Luise (oggi alla Procura europea) e Vincenzo Amico, di cui il gup ha accolto solo in parte le richieste. Dalle intercettazioni veniva fuori, tra l'altro, che i boss avrebbero avuto una certa difficoltà a reperire fondi per svolgere uno dei compiti più importanti, ovvero il mantenimento dei detenuti e delle loro famiglie. Si sarebbe arrivati persino a smerciare profumi appena rubati nel centro commerciale "Conca d'Oro" proprio per recuperare somme "per i carcerati".

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